A scuola con Minecraft

Giocando s’impara
Che il gioco sia un business per piccoli non c’è dubbio (anche se tanti grandi ne sono rimasti appassionati). Piaget e Bruner hanno studiato i benefici del gioco nei bambini, scoprendo che è in realtà un potentissimo strumento per imparare.
Nello specifico, imparare giocando garantisce:
- alta motivazione
- il piacere dell’autonomia e dell’indipendenza
- senso di responsabilità
- migliori possibilità di risolvere problemi
- migliori possibilità di interagire con i compagni
Imparando si gioca
Oltreoceano ci sono già tante realtà sperimentali che utilizzano i videogiochi per far lezione; ad esempio. Si va dai giochi strategici usati per insegnare storia, a Minecraft, che si presta a molti utilizzi. Gli insegnanti che sostengono questo approccio alla didattica spiegano che non vi è differenza tra i concetti di base spiegati attraverso i videogiochi o una lezione; con il vantaggio che giocare diverte, quindi facilita l’apprendimento.
Alcuni studi recenti si stanno occupando di valutare i benefici di utilizzare videogiochi a scopo educativo in classe. Quello che è emerso finora è che i videogiochi aiutano a sviluppare le capacità di problem-solving e il pensiero spaziale. Diversi sviluppatori ci hanno già pensato, ad esempio il famoso gioco Minecraft, che ha dato vita ad una sezione specifica per gli educatori che lo utilizzano a scopo didattico.
E’ un approccio ancora diverso a quello che mira a trasformare in gioco (gamify in inglese) le lezioni e i contenuti didattici, rendendo l’apprendimento interattivo. In questo caso si parla di videogiochi sfruttati o sviluppati come strumenti per imparare.
Ebbene?
E’ un approccio innovativo o l’ennesima follia della spirale tecnologica di cui siamo un po’ tutti vittime? Difficile da dire. Il principio di utilizzare la formula più divertente per insegnare ai bambini non è sbagliato, anzi, se fosse preso come riferimento da tutti gli insegnanti si farebbero importanti passi avanti. Certo è che l’approccio di innovare ad ogni costo convince poco; se un insegnante per hobby sviluppa videogiochi non è detto che questi siano la soluzione definitiva per i propri studenti. Diciamo che l’idea ci piace a metà: utile dalla prospettiva della motivazione, rischiosa nel momento in cui aumentano le ore che un bambino passa incollato a uno schermo.
Allo stesso modo, un endorsement così schierato ai videogiochi potrebbe risultare controproducente, potrebbe legittimarne un uso eccessivo e poco salutare; noi siamo convinti che ad oggi matite, soldatini e una bicicletta rimangano gli strumenti di svago migliori per i bambini, che hanno bisogno di muoversi, di sviluppare la creatività, di parlare e giocare tra di loro. Tutte cose che videogiochi non permettono se non in modo marginale.