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Autore: portalebambini.it

L’amore tra bambini e animali li renderà adulti migliori

Il 4 ottobre è la Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia. Nei dipinti è sovente raffigurato in compagnia dei tanto amati animali, con cui comunicava, cuore a cuore, come solo l’amore incondizionato sa fare. Al di là della sua storia, del suo cambio di vita così radicale (da figlio di un mercante a uomo umile e votato alla povertà), al di là dei messaggi religiosi che qui non affronteremo, ci piace pensare che a volte la storia ci regala pagine con insegnamenti universali.

Per noi San Francesco, ed il racconto che ne faremo ai bambini, è un’occasione per riflettere sul tema prezioso e profondo dell’empatia, a partire da chi non può comunicare a parole. E’ anche un’occasione per insegnare ai bambini ad amare e rispettare gli animali, rendendoli un domani adulti migliori.

San Francesco e gli animali: l’empatia che non ha bisogno di parole

L’empatia è l’arte di indossare i panni degli altri, di capire che cosa accade nella loro mente. Significa capire perché gli altri si sentono in un dato modo, senza il filtro del nostro punto di vista. Cosa ci insegna San Francesco? Fondamentalmente, ci insegna quello che viene detto in tanti libri che oggi diventano best-seller, mostrandoci parole nel tentativo di farle diventare mantra.


Perché gli animali possono insegnarci l’empatia meglio di chiunque altro

L’empatia non è solo una parola, è uno stile di vita. E parte dalle creature più piccole, più indifese, quelle che spesso vengono considerati “giochi” e poi abbandonate. Gli animali sono i migliori insegnanti di empatia, con il loro esserci privo di parola, ma fatto di cuore.

L’empatia è fatta di ascolto silenzioso. Quando si dice “bisogna calarsi nei panni degli altri”, spesso si incappa in un errore: troppo presi a capire, ci dimentichiamo di ascoltare. Proviamo ad immaginarci gatti, o cagnolini, accanto al nostro padrone: immaginiamo di poter sentire, senza parlare. Diventa più forte il gesto, nel momento del conforto, laddove la parola manca.

L’empatia è fatta di abbracci e carezze, Gli animali, con il loro strusciarsi sulle nostre gambe, o il loro scodinzolare, ci insegnano che quel “calarsi nei panni degli altri”, spesso significa solo ascoltare in silenzio. O tendere la mano per una carezza.

Insegniamo ai bambini l’amore per gli animali

Il dono più grande che possiamo fare ai nostri figli, anche da laici (perchè quello di San Francesco è un messaggio universalmente valido), è di interiorizzare semplicità ed empatia e renderle parte della nostra vita. Insegnare l’amore per gli animali è parte di questo percorso una filosofia di vita quotidiana. Come fare?

SPUNT-ESERCIZIO: lezioni di “animalità”

  • adottate un animale: l’ideale sarebbe poter ospitare in famiglia un animaletto e prendersene cura tutti insieme, scegliendolo con attenzione perché sia compatibile con lo stile di vita della famiglia. Questa è tuttavia una strada non sempre percorribile, a causa degli impegni di lavoro e della logistica. Se non siete certi di potergli dedicare il tempo e le attenzioni che merita, però, potete ovviare con i consigli successivi
  • leggete insieme libri sulla natura, imparando a conoscerla nel suo insieme e sottolineando l’importanza che ciascuna creatura riveste nell’ecosistema
  • fate gite immersi nella natura: ci sono tanti parchi dove fare gite fuori porta. Se non avete questa possibilità, optate per un acquario o un museo di storia naturale. Non è la stessa cosa, ma può ugualmente aiutarci a imparare/insegnare l’importanza di tutelare l’ambiente.
  • fate volontariato in un rifugio: quest’ultima opzione è la più sfidante, ma può insegnarci tantissimo; molte associazioni danno la possibilità anche ai privati di dare una mano con animali feriti o abbandonati e coinvolgere i bambini in quest’esperienza può essere il primo passo verso la responsabilizzazione che deriva dall’accudire un animale domestico

 

a cura di Alessia de Falco

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Montessori in cucina: idee da provare con i bimbi

Nel metodo Montessori, al quale abbiamo dedicato tanto spazio, stimolare le abilità motorie e la coordinazione occhio-mano, rappresentano passaggi fondamentali per lo sviluppo cognitivo del bambino. Spesso chi legge di metodi o consigli pedagogici, teme di dover fare chissà che investimenti in termini di materiali e strumenti per allestire un laboratorio ad hoc.

Oggi parliamo di quanto può essere stimolante coinvolgere i bambini nella preparazione di cibi, proprio perché siamo convinti che si possa sperimentare partendo dalla quotidianità domestica.

Il lavoro manuale con un fine pratico aiuta ad acquisire una disciplina interiore.

Maria Montessori

IN CUCINA SI IMPARA L’AUTONOMIA: LO DICEVA ANCHE LA NONNA!

Capiterà anche a te di pensare a quando eri piccola/o e, in compagnia della nonna, provavi ad impastare una torta. Se non ti è capitato in passato, hai comunque un’occasione di sperimentare questa meravigliosa attività formativa con i bambini: è adesso. Perché diciamo “attività meravigliosa”? Perché cucinare insieme:

  • Stimola le capacità manipolatorie (pensiamo anche solo agli impasti)
  • Permette di acquisire dimestichezza con l’uso di piccoli utensili
  • Incentiva a fare da soli ed acquisire fiducia nelle proprie capacità
  • Allena alla sequenzialità ed alla numerazione, secondo quanto previsto dalle ricette
  • Aiuta a scoprire i sensi, olfatto, tatto e gusto in primis
  • Educa all’alimentazione sana: imparando come è fatto ciò che si mangia, si acquisisce consapevolezza sulla propria dieta e su ciò che serve a mangiar sano

PREVENIRE I RISCHI IN CUCINA

Molte mamme temono (giustamente) che coinvolgere i bambini nelle attività in cucina possa essere pericoloso. Statisticamente, la cucina è uno dei luoghi in cui accadono la maggior parte degli incidenti con bambini. Il “trucco” per lavorare in tutta sicurezza è posizionarci all’altezza del bambino, guardando il mondo con i suoi occhi.

A noi viene naturale tenere a portata di mano un coltello, anche affilato. Ecco, con un bambino accanto, occorre pensare subito a cosa potrà succedere e metterlo a debita distanza. Prevenire è meglio che curare! Se temete che il bambino possa farsi male, stando magari in piedi su una sedia vicino a voi, potreste valutare di acquistare una learning tower (o costruirla in casa).

CRESCERE CUCINANDO INSIEME, ANNO DOPO ANNO

Puoi davvero sbizzarriti con le cose da fare con i bimbi in cucina. Qui ti proponiamo alcune attività di vita pratica, suddivise indicativamente per fasce di età, tenendo conto che ogni bambino ha una storia a sé e che quindi il percorso di conoscenza ed acquisizione delle competenze è assolutamente soggettivo:

  • Impastare (dai 14 mesi)
  • Sbucciare un mandarino (dai 15 mesi)
  • Spazzare il pavimento e pulire con una spugnetta (dai 18 mesi)
  • Pelare con un pela verdura (dai 18 mesi)
  • Tagliare frutta e verdura cotta o formaggi morbidi (dai 18 ai 22 mesi)
  • Spremere un mandarino (dai 22 mesi)

COACHING CREATIVO: IL CAPPELLO DEL CUOCO

Nel gioco, un elemento spesso sottovalutato dagli adulti è il “Far finta di …”. I bambini adorano immaginare situazioni in cui realizzare “la loro” fiaba. Ecco perché la cucina può trasformarsi in un ristorante, in cui il bambino si muoverà come uno chef. Che ne dici di realizzare un cappello da cuoco per l’occasione?

Cosa ti serve:

  • 1 foglio di cartoncino bianco tipo carta da disegno
  • Carta crespa bianca
  • Pinzatrice
  • Nastro adesivo o colla

Come fare:

Per prima cosa, taglia il cartoncino e forma un cilindro della circonferenza della testa del bambino. Poi ritaglia un rettangolo di carta crespa bianca di 35 cm di altezza x 2 volte la circonferenza della testa. Avvolgi il rettangolo di carta crespa su se stesso, a forma di tubo, ed incollalo al cilindro. Il cappello è pronto per nuove avventure in cucina.

Come nella figura: il cilindro alla base con il cartoncino, la parte superiore con la carta crespa. Si realizza in 5 minuti, o forse 4.

 

Buone avventure in cucina!

 

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Esercizi di autostima: impariamo lo schema A-C-P

Oggi parliamo di autostima e di come noi stessi, con il nostro agire quotidiano, a volte tendiamo a minarla. L’autostima è la valutazione che ognuno di noi fa di se stesso, una sorta di auto approvazione del proprio valore e delle proprie potenzialità. Perché è sempre più difficile apprezzarsi per quel che si è?

A volte capita per i condizionamenti esterni e i modelli in voga con cui ci confrontiamo; altre volte dipende da quanto noi ci sentiamo amati. Come per la resilienza, anche per l’autostima l’amore gioca un ruolo fondamentale: sin da bambini, sapere di essere amati è un potentissimo stimolo.

ATTENZIONE AGLI ERRORI DI VALUTAZIONE

Cosa ci spinge a non apprezzarci come dovremmo? Spesso si tratta di errori di valutazione o, meglio, di svalutazione. Tendiamo erroneamente ad attribuire un peso sbagliato a problemi, stimoli, alternative ed opzioni. Così facendo, non troviamo le risorse necessarie a cambiare e ci avviliamo. Di fronte a un problema, o al dubbio di non farcela, bisogna analizzare tre componenti del cambiamento:

  • Esistenza
  • Importanza
  • Realizzabilità

Partiamo dal mondo per arrivare a noi. Uno dei modi per migliorare l’autostima è attuare un processo di problem solving inverso (una sorta di re-enginering).

Prova a risolvere un problema che ti affligge: nel riuscirci, pensa che, con un po’ di allenamento, passo dopo passo, potrai cambiare anche il resto. Non c’è nulla che non possa essere modificato: l’autostima consiste nella capacità di fidarsi di se stessi, riuscendo a porre in atto una scelta o un comportamento.

Per migliorare l’autostima esiste una formula magica. Scherziamo ovviamente, ma per iniziare tieni a mente queste parole: Attivarsi, Credere e Potere. Questi tre concetti

Insieme vogliono invitarti a:

  • cambiare i tuoi stimoli interni;
  • reagire esternamente diversamente a uno stimolo interno;
  • risolvere quasi sempre un problema;
  • avere tutte le capacità per risolvere un problema;
  • cercare soluzioni alternative;
  • mettere in atto delle alternative.

COACHING CREATIVO PER CONCRETIZZARE LO SCHEMA ACP

Attivarsi, credere e potere, nella nostra quotidianità si può tradurre in piccole, ma preziosissime, azioni. Ecco come fare:

  • Accetta le tue debolezze: autostima non significa essere i più forti, ma essere forti abbastanza. Chi ostenta eccessiva sicurezza, dovrà probabilmente far fronte alle sue fragilità.
  • Non serve autoconvincerti di nulla: a volte crediamo di poter migliorare l’autostima con il giusto allenamento: devi, devi, devi. In realtà bisogna non confondere la pressione, con l’incentivo. Il giusto incoraggiamento è: ama, ama, ama. Te stesso e gli altri.
  • Non provare ad auto-ammaestrarti: a volte siamo noi i primi a dirci “devi essere il migliore, tira fuori le tue risorse”. Così facendo non ci stimoliamo, semplicemente proviamo ad addomesticarci internamente, nella speranza che darci ordini ci migliori. Parti da una prospettiva diversa: “Credici e ama quello che fai. E, se non lo ami, prova a cambiare”.
  • Cerca la nostra unicità: provare a somigliare agli altri, a modelli preconfezionati, non ci aiuterà a credere in noi stessi. Focalizzati su un’azione quotidiana in cui hai rivelato il tuo potenziale: oggi ho cucinato un’ottima pastasciutta, riesco a organizzarmi molto bene tra casa e lavoro, ho letto una favola con i bambini. E se non sei riuscito a fare nulla di tutto ciò? Fatti una coccola e riprova domani. Di fronte a una tazza di cioccolata calda, il mondo è migliore e il tempo per cambiare ed essere felici più lento e rasserenante!

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Lettini montessoriani e dove trovarli

Il letto Montessori è una specie di creatura mitologica. Uno di quegli accessori che tutti i papà e le mamme conoscono (per sentito dire di terzo grado), pochi conoscono davvero e quasi nessuno utilizza. Ma di preciso, cosa sono? Sono lettini montessoriani quei letti bassi e aperti su tutti i lati, senza sponde, in modo che il bambino possa accedervi ed uscirvi liberamente.

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Perché utilizzare il lettino montessoriano

Esiste una ragione per utilizzare questo tipo di lettino? Nella pedagogia montessoriana, è giustificato dal fatto di trasformare l’ambiente letto in un luogo di esplorazione, un nido sicuro dal quale avventurarsi nel mondo. Il bambino deve essere libero, anche nel suo letto. Al contrario di quanto accade con i lettini con le sbarre, che somigliano più ad una prigione che ad un giaciglio.

lettini montessoriani


Dal punto di vista pratico, solitamente i piccoli si addormentano più volentieri in un lettino che li lasci liberi di muoversi. Per loro significa avere la sicurezza di potersi muovere e poter raggiungere un grande nel caso si svegliassero. In effetti, il letto Montessori è decisamente simile ad un rifugio, a una tana; si tratta di un ambiente a misura di bambino che i più piccoli (e ancora, fino agli 8/9 anni) apprezzeranno molto.

Dove trovare un lettino Montessori pronto da montare

Quando si parla di lettini montessoriani, la nota veramente dolente è il costo, che spesso è esorbitante. In realtà esiste una soluzione fai da te (intelligente) a costo quasi zero, ad eccezione del materasso. Abbiamo anche cercato di individuare i modelli migliori in commercio, ma si parte dai 150€ e si sale molto rapidamente. Fin troppo.

Lettini montessori economici

Esiste un lettino Montessori già pronto senza spendere un occhio della testa? Questa è una bella domanda. Noi ne abbiamo trovato solo uno ad un prezzo “ragionevole”: il lettino Kai del produttore Bio-Kinder (lo trovate qui). Si tratta di una struttura di legno massello, a cui andrà aggiunto materasso. Viene venduto a 149,00€, che non è poco ma comunque si tratta di un investimento contenuto.

lettini montessoriani

La domanda, nel caso, è: ha senso spendere oltre 100€ per quattro tavole di legno ai lati del letto? Perché alla fine, è più un rischio che altro. Noi opteremmo per il materasso semplicemente posato per terra, su un tappetino isolante; come vi spiegheremo tra un po’.

C’è un caso in cui questo letto è particolarmente comodo: se avete due bambine/i, questa struttura è impilabile e vi permette quindi, in modo molto poco montessoriano (ma comodo), di risparmiare spazio durante il giorno.

Lettino Montessori per gente che può permetterselo

Woodly è un produttore italiano che realizza lettini in stile montessoriano con legno massello di prima scelta. Anche il design è invidiabile: un lettino con le ruote, che in una cameretta per bambini fa un grande effetto! Peccato per il prezzo, superiore agli 800€. Ad ogni modo, la qualità, è quella di un prodotto artigianale di falegnameria.

DATE UN’OCCHIATA a questo lettino Woodly

lettini montessoriani

La domanda è: spendere quasi 1000€ per un lettino che durerà si e no qualche anno, è giustificato? E ancora: avere le ruote o meno, per il piccolo, fa la differenza? Ciascuno si convinca della sua risposta.

Il letto (non proprio) Montessori secondo noi

Qualche papà/mamma un po’ più essenziale ha utilizzato un semplice materasso appoggiato su un tappetino di gomma; questa scelta, anche se significa rinunciare al lettino di legno a forma di nave/astronave/fortino o altro (che è parecchio chic e altrettanto inutile), ha il pregio di essere economica e versatile. E soprattutto, rispecchia in pieno la nostra visione di semplicità.

lettini montessori
I lettini montessoriani secondo noi: semplici ed essenziali

Il lettino montessoriano, se decidiamo di realizzarlo in modo pratico ed economico, dovrebbe essere realizzato così:

  • un tappetino morbido da sistemare sotto il materasso (come questo): isola il materasso dal pavimento freddo e protegge il bambino da cadute e rotoloni. Attenzione alle misure: deve essere più largo e lungo del letto!
  • un materasso ad una piazza; che crescerà insieme al bambino e, dopo qualche anno, sarà sufficiente acquistare la struttura portante del letto (risparmiando qualche altro centinaio di euro). Noi vi consigliamo vivamente questo materasso Memory antiacaro ed anallergico (costa 67€, poco più di un semplice materassino da bambini ed è comodissimo).
  • coperte, trapunta, cuscini e quant’altro
  • un paio di cuscini in più, da sistemare sul tappetino accanto al materasso: se il bambino dovesse rotolare giù nella notte, con tutta probabilità, si appisolerà con la testa su questi cuscini d’emergenza e la notte “filerà liscia”!

Un letto del genere può sembrare fin troppo spartano; eppure, agli occhi dei bambini si tratta probabilmente del rifugio migliore in cui dormire: uno spazio completamente loro, personalizzabile, tutto da vivere. In termini di economia, con poco più di 100€ avrete allestito il tutto, contro gli oltre 200€ dei lettini montessoriani “basic”.

Attenzione ai lettini montessoriani se la casa non è Montessori!

Il titolo è un po’ contorto, ma la sostanza è semplice: la filosofia di questi lettini è quella di lasciare al bambino libertà di movimento. Questo significa però mettere in sicurezza la casa: le prese devono essere coperte e gli spigoli evitati o coperti con le apposite protezioni. Verificate questi punti per una casa davvero a misura di bambino in libertà:

  • le prese elettriche devono essere coperte (bastano dei copri-presa di plastica come quelli prodotti da Poupy, in confezione da 10 a 3,45€; li trovate qui)
  • bagno e cucina devono essere inaccessibili (per la cucina si potrebbe usare un cancelletto mobile da piazzare alla porta, o altri sistemi analoghi)
  • gli spigoli devono essere messi in sicurezza con le apposite protezioni (come queste, a meno di 15€)

Sono accorgimenti il cui costo è davvero contenuto che ci sentiamo di raccomandare; per quanto la probabilità che un bambino infili le dita in una presa sia di 1 su 1 000 000 000, se bastano 10€ a scongiurarla, forse è bene pensare a questo investimento!

 

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Resilienza: le 7C per insegnarla ai bambini

Resilienza è una di quelle parole che, insieme ad empatia, sembrano formule magiche destinate a cambiarci la vita. In realtà la vita non ce la cambiano, o meglio, la cambiano solo nella misura in cui noi decidiamo di cambiare. Per cui sì a capire di che cosa si tratta, no a pensare che possa restare un concetto astratto o su cui filosofeggiare amabilmente. Si diventa resilienti il giorno in cui si impara a non aver paura delle sfide.

Tutti ci troveremo davanti alle difficoltà, tutti soffriremo, tutti ci rialzeremo. O, almeno, proveremo a farlo. Ai bambini va insegnato proprio quest’ultimo punto: provare a cercare dentro di sé la forza, la spinta, a rialzarsi e guardare avanti. E’ la parte più difficile del viaggio: diventare come un metallo sottoposto ad una forza, saper tornare alla condizione originaria, dopo essere stato danneggiato.

IL SIGNIFICATO DELLA RESILIENZA

Resilienza è un termine usato in psicologia per indicare la capacità da parte di ognuno di noi di fronteggiare eventi traumatici, psicologici o fisici, in maniera positiva, riorganizzando la propria vita e riadattandosi. Se volete saperne di più, abbiamo redatto qualche tempo fa una guida dedicata (in cui potete trovare tutto, ma proprio tutto sulla resilienza).

INSEGNARE LA RESILIENZA AI BAMBINI (E AI GRANDI)

In un libro intitolato “Building resilience in children and teens“, il pediatra americano Kenneth Ginsburg ha evidenziato 7 fattori cruciali per crescere bambini resilienti. Noi pensiamo che la resilienza sia stretta parente dell’amore incondizionato e che più un bambino si sente amato per quello che è, più svilupperà la forza di reagire al cambiamento. Si tratta poi di un’attitudine personale, che varia da individuo ad individuo. Ma la formula fiducia + amore = resilienza rappresenta da sempre un buon punto di partenza.

PORTIAMO LE 7 C DELLA RESILIENZA NELLA NOSTRA VITA

Oggi ti proponiamo di tradurre nella pratica quotidiana uno spunto tratto dal libro di cui abbiamo parlato. Per ogni C, ti faremo qualche domanda; prova a rispondere e darti un obiettivo, da verificare la prossima settimana.

C di Competence
Servono esperienze concrete per imparare a fidarci del nostro giudizio. Tante volte lo abbiamo detto: non si può parlare di nuoto se non ci si è buttati nel mare. Allo stesso modo, il coraggio di buttarsi lo si trova solo se si crede in se stessi. La certezza delle proprie capacità è fondamentale.

Domande:

  • Elogi i bambini per i loro punti di forza?
  • Li aiuti a pensare con la loro testa?

C di Confidence
Non basta dire a un bambino che per noi è speciale: serve contestualizzare, spiegando in che situazione abbiamo ammirato il suo comportamento. Essere generici non aiuta, perché non trasmette nulla di significativo.

Domande:

  • Che cosa rende davvero speciale il tuo bambino?
  • Cosa rende speciali te e la tua famiglia?

C di Connection
È quella rete di affetti di cui parlavamo prima: chi è amato, più facilmente sviluppa sicurezza, arricchita da valori forti e stabili. Permetti al bambino di esprimere le sue emozioni, sii umana/o e trasmetti le tue.

I “Non piangere” o “Non essere triste” dovrebbero essere sostituiti da “Capita anche a me di essere triste, ti va di parlarne?”.

Domande:

  • Fai qualcosa per far capire il vostro supporto emotivo a chi ti sta intorno?
  • Come ti poni di fronte al malessere altrui? Riesci ad ascoltare?

C di Character
Purtroppo i sì e i no costano tanta fatica, ma vanno detti. Insegnare sin da piccoli a prendere una posizione (argomentata, chiaramente), significa dare la forza di contribuire attivamente al cambiamento e diventare adulti equilibrati. Il carattere ci aiuta a rimanere fedeli ai nostri valori.

Domande:

  • Stimoli il bambino a formulare opinioni o difendere le proprie idee?
  • Insegni la sacra arte del dibattito rispettoso?

C di Contribution
Sapere di contribuire alla costruzione di un progetto comune, più grande della nostra individualità, è un prezioso alimento per la resilienza. Non dimenticarti mai di aiutare e di dire grazie per l’aiuto ricevuto. Banale sì, ma potentissimo e motivante.

Domande:

  • Chiedi aiuto ai tuoi figli?
  • Sai dividere il carico mentale in famiglia?

C di Coping
In un mondo pieno di pericoli, il modo migliore per affrontarli è costruire un ampio repertorio di strategie positive e flessibili per affrontare (“to cope”) le situazioni difficili, riducendo lo stress. I problemi vanno divisi in piccoli step, senza arrivare al limite della tua capacità emotiva. Domande:

  • Sai distinguere un problema da una difficoltà meno significativa?
  • Sai fare reframing, immaginando il “Se fosse”?

C di Control
Sapere di poter controllare il risultato di una decisione ci aiuta a dare la giusta prospettiva alle situazioni difficili. In altre parole, se scegliamo tutto noi al posto dei bambini, non impareranno mai il controllo interiore e il governo della sfera emotiva. Proviamo ad insegnare che, quasi sempre, ciò che capita è frutto di scelte e dobbiamo imparare a ponderare bene le nostre.

Domande:

  • Aiuti i bambini a pensare al futuro?
  • Hai voglia di fare progetti a lunga scadenza o ti spaventa pensare a ciò che sarà?

Se risponderai con sincerità a tutte queste domande, probabilmente avrai una buona base di partenza per allenare la resilienza in famiglia. Buon lavoro!

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Il cestino dei tesori: un gioco euristico per i piccoli

Avete mai sentito parlare del cestino dei tesori? Si tratta di un gioco euristico per bambini tra i 6 e i 12 mesi, molto apprezzato in ambiente montessoriano e da tutti quei genitori che vogliono educare i bambini all’autonomia, alla semplicità e al piacere di aiutare in casa e nella vita. Si tratta di un cestino progettato per stimolare i sensi del bambino e impegnarlo in un gioco di esplorazione di alcuni “tesori” di uso quotidiano.

cestino dei tesori

PERCHÉ UTILIZZARE IL CESTO DEI TESORI?

I bambini sono dei piccoli esploratori; sin dai primi mesi adorano curiosare qua e là, con tutti e cinque i sensi. A partire dai 6 mesi, quando riescono a stare seduti in modo stabile, le loro possibilità di manipolare oggetti diventano decisamente più ampie. Il cestino dei tesori è uno strumento per aiutarli a conoscere una grande varietà di oggetti toccando, guardando, annusando, assaggiando, scuotendo e ascoltando.

Lo sviluppo sensoriale è la grande conquista dei primi mesi di vita; per i bambini, avere occasioni di sperimentare i 5 sensi è vitale per rasserenarli e aiutarli a crescere in modo armonico e appagante. La pedagogista Elinor Goldschmied ha introdotto questo strumento di gioco educativo principalmente per favorire la stimolazione dei sensi. Aveva infatti notato come spesso, il pianto e la frustrazione dei bambini piccoli erano dovuti alla mancanza di adeguate stimolazioni sensoriali; appena avevano a disposizione un cesto dei tesori, si calmavano come per magia. E’ lo stesso principio di cui abbiamo parlato a proposito di pannelli montessoriani delle attività: per i bambini, il lavoro motorio e mentale è una grande fonte di rilassamento e concentrazione.

Il cestino dei tesori permette, in un unico oggetto (peraltro economico e semplice da allestire), di stimolare tutti e cinque i sensi: vista, tatto, gusto (i piccoli proveranno senz’altro a succhiare i vari tesori), udito e olfatto (anche se in maniera marginale).

Rispetto ad una cameretta piena di giocattoli costosi che non vengono considerati (o meglio, che vengono considerati alla stregua di una catenina o di una pallina o degli altri piccoli tesori) e occupano spazio, la pedagogia della Goldschmied suggerisce di preferire un ambiente pulito e libero da inutili cianfrusaglie e di lasciar giocare i piccolissimi con il cesto dei tesori. In questo modo si stimolano non solo i sensi, ma anche la capacità del bambino di concentrarsi e prestare attenzione.

CESTINO DEI TESORI FAI DA TE

La realizzazione di un cestino dei tesori è davvero semplice. Il cestino dovrà essere un cesto di vimini basso e largo, in grado di contenere numerosi oggetti differenti. C’è chi consiglia di evitare i cestini coi manici, in quanto si rischia che il bambino lo rovesci mentre il fine è quello di fargli esplorare i vari elementi dentro il cestino.

Una volta procurato il cestino (potete trovarlo online, date un’occhiata a questo) è il momento di recuperare gli oggetti con cui riempirlo. Qualcuno pensa erroneamente che si possano recuperare alla rinfusa oggetti vecchi, ma non è assolutamente così! Dovrete scegliere con cura oggetti che possano piacere al bambino.

cestino dei tesori

Ecco qualche consiglio per la selezione:

  • anelli di legno, come quelli delle tende
  • cucchiai, di metallo e di legno
  • sacchetti di stoffa
  • mollette da bucato
  • chiavi e catenine di bigiotteria
  • spazzole e pennelli
  Le combinazioni migliori sono quelle con cui il bambino può interagire (ad esempio un sacchetto da riempire, un cucchiaino che si può far passare attraverso gli anelli di legno, le mollette per fermare altri oggetti); più il cestino dei tesori sarà interattivo, migliore sarà il coinvolgimento del bambino. Spesso si pensa, sbagliando, che un gioco pedagogico “debba piacere” o che si possa proporre anche se non piace. I bambini, in realtà, sono molto esigenti: scegliete con cura o il vostro cestino sarà un fallimento (prendete un paio di ciascuno degli oggetti che abbiamo consigliato e sarete già a buon punto)!

Come per il gioco euristico l’ambiente ludico dovrà essere sgombro dalle distrazioni.

E I GRANDI?

Il ruolo dell’adulto è quello di osservatore silente: sarà opportuno rimanere accanto al bambino, per evitare che possa utilizzare in modo sbagliato i tesori, ma senza disturbarlo. Persino le parole potrebbero essere una fonte di distrazione, distogliendo il piccolo dalla sua esplorazione.

Invece, bisognerà intervenire attivamente nella cura e nella pulizia del cestino e dei suoi oggetti (che andrebbero lavati e disinfettati dopo esser stati utilizzati).

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