Il sorriso è lo strumento più potente per educare

Un antico proverbio dice: “Non devi passare il ponte, prima di raggiungerlo”.
Significa che non dobbiamo sempre focalizzarci sulle aspettative, ma serve piuttosto imparare a vedersi nel presente. Ogni giorno, con le nostre azioni, lasciamo delle tracce e trasmettiamo messaggi. Chi ci circonda viene influenzato dai gesti che compiamo adesso, non dai buoni propositi per il futuro.
Traduciamo in termini pedagogici questa riflessione: serve a poco dibattere sui metodi, se non ci sforziamo di dare l’esempio. In famiglia vale una regola d’oro che bisognerebbe sempre tenere a mente: “Siamo quello che facciamo ora, non quello che faremo poi”. Dove “poi” sta per un domani, forse, in futuro, mai.
Questa frase, nella pratica quotidiana, si riflette sul rapporto genitori-figli: i bambini ci osservano ed apprendono da noi sia ciò che trasmettiamo consapevolmente, sia quello che invece gli comunichiamo senza rifletterci. Focalizziamoci sul fatto che, nel difficile compito di essere genitori, siamo coinvolti in un processo continuo di insegnamento ed apprendimento simultaneo.
Lo psicologo svizzero Jean Piaget aveva evidenziato nei suoi studi sullo sviluppo cognitivo come in realtà già intorno ai due mesi di vita i neonati sappiano rispondere per imitazione. Di fronte a queste piccole spugne, materia da plasmare, abbiamo una responsabilità enorme.
Pensiamo alla nostra vita di tutti i giorni e chiediamoci:

  • Come parlo con mio figlio?
  • Che gesti compio?
  • Cosa gli insegno con i miei comportamenti?

Siamo ciò che le nostre azioni dicono di noi, le intenzioni sono solo decorazioni. Se urliamo per avere rispetto, urleranno anche i bambini per ottenere qualcosa. Se anziché ascoltarli perdiamo tempo su internet, magari anche a leggere gli articoli su quanto sono dannosi gli smartphone, crescendo si isoleranno con i videogiochi e le chat.
Il problema è che oggi i genitori per primi sono bombardati da articoli, consigli, suggerimenti su ciò che è meglio fare. Ma ci dimentichiamo il punto fondamentale. Mentre stiamo leggendo sul web le teorie educative più all’avanguardia, qualcuno ci sta guardando in attesa di ascolto. Siamo un modello, in tutto e per tutto, anche quando non ci pensiamo. Via il tablet, mettiamoci accanto al bambino e parliamo.
Abbiamo detto che il miglior metodo, se esiste davvero un metodo per educare i figli, è essere un buon esempio. Non possiamo pretendere il rispetto delle regole, se noi per primi le infrangiamo. Spesso però capita che i bambini inneschino un comportamento opposto: imitano “al contrario”, per attirare l’attenzione o suscitare una risposta negativa da parte nostra. Che fare, dato che la prima reazione potrebbe a nostra volta essere negativa e quindi di cattivo esempio?
Siamo tutti affascinati dalle aspettative per il futuro e non è un male, perché ci ispirano a inseguire nel presente i nostri obiettivi. Questo vale anche per i bambini. Solitamente ci si proietta in un percorso educativo dandosi degli obiettivi: sarò poco ansioso, sarò ferreo nelle regole, sarò empatico. Il problema nasce quando, stilata la wish list dei buoni propositi, ci troviamo di fronte alla realtà. Stanchezza, stress di grandi e piccini, non ci aiutano ad essere sempre l’esempio che vorremmo. Non colpevolizziamoci e, piuttosto, cerchiamo una strategia alternativa.
Vi ricordate l’ultima volta che avete riso di gusto? O anche solo sorriso?
Ecco, parti da qui. Come un  esempio imperfetto – tutti noi lo siamo – ricorda di metterti in gioco e di sorridere alla vita. Molto spesso, come genitori, siamo concentrati sulle cose contingenti, siamo imbronciati e nervosi. Il valore di un sorriso, di fronte a un figlio, un amico, la vita stessa, è il miglior insegnamento che possiamo dare: contagioso come uno sbadiglio, è gratis e ci fa stare bene.
Domani guardate i bambini e sorridete. Ripetete loro: «Fai come me».
È il primo esempio: tutti gli altri verranno di conseguenza.

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