Esopo. Testo (a cura di): Alessia de Falco e Matteo Princivalle
Una formica assetata stava bevendo da un ruscello ma una raffica di vento la scaraventò in acqua. «Aiuto!» gridò la formichina, che non sapeva nuotare, mentre la corrente la portava via. Una colomba udì le grida della formica e volò subito ad aiutarla. Strappò un ramoscello da un albero e lo porse alla formica, che lo afferrò e si mise in salvo. Il giorno dopo, mentre la formica stava cercando qualcosa da mangiare, vide un cacciatore nel prato, che puntava la sua arma contro la colomba. «Devo fare qualcosa o la colpirà» pensò la formica, poi si avvicinò al cacciatore e gli morsicò un dito con tutta la sua forza. Il cacciatore lasciò cadere la sua arma e la colomba, spaventata dal rumore, scappò lontano. Così la formica restituì il favore alla colomba e le salvò la vita.
Morale: Chi compie una buona azione per gli altri di solito ne riceve un’altra in cambio.
Comprensione del testo
Schede didattiche
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Tag: la colomba e la formica, la formica e la colomba
C’era una volta un topo che si era arrampicato sulla schiena del leone per mostrare agli altri animali della foresta che anche lui era coraggioso. Ma il leone si svegliò bruscamente e afferrò il topolino per la coda. «Come osi mancare di rispetto al re della foresta? Morirai per questo affronto.» «Ti prego» lo supplicò il topo «risparmiami la vita. In cambio, sarò per sempre tuo amico e un giorno sarò io ad aiutare te.» Il leone non credette alle sue parole, ma lo lasciò andare. Qualche tempo dopo i cacciatori catturarono il leone con una rete. Gli altri animali della avevano troppa paura dei cacciatori per aiutare il loro re ma il topolino, passando accanto a lui, decise di fare qualcosa. Il topo aspettò la notte, poi si arrampicò sulla rete e cominciò a rosicchiare le corde, finché il leone non fu liberato. Poi saltò sulla schiena del re della foresta e scapparono insieme. «Quando mi hai detto che un giorno mi avresti aiutato, non ti ho creduto, ma sbagliavo. Il tuo coraggio non ha niente da invidiare al mio e la tua amicizia è preziosa.» Da quel giorno, il topo divenne il migliore amico del leone.
Morale: Tutti gli amici sono preziosi, anche i più piccoli.
Comprensione del testo
AI VOSTRI BIMBI PIACCIONO LE STORIE?
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In questa sezione potete trovare le nostre storie sull’autunno per i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria. Storie sull’estate Tag: storie sull’estate, storie […]
Testo (a cura di): Alessia de Falco, Matteo Princivalle
C’era una volta sull’isola di Creta un re, Minosse, che aveva tentato di ingannare il dio Poseidone. La divinità, infuriata, aveva deciso di infliggergli una punizione terribile: aveva fatto nascere a sua moglie un figlio mostruoso. Il bambino aveva le gambe e le braccia coperte di pelo, la cosa e una gigantesca testa da toro. Ma quel che è peggio, si nutriva soltanto di carne umana. Il re chiamò la creatura mostruosa Minotauro.
Minosse non poteva tenere il Minotauro a palazzo, così lo nascose in un labirinto sotterraneo, il labirinto di Cnosso, era stato costruito in modo che il mostro non riuscisse a fuggire. Qualche tempo dopo, l’altro figlio del re, il giovane Androgeo, andò ad Atene per partecipare alle Olimpiadi. Il ragazzo vinse tutte le gare e gli ateniesi, per invidia, lo assassinarono durante la notte.
Il re Minosse, per vendicare suo figlio, sconfisse in guerra gli abitanti di Atene e li costrinse a inviare a Creta ogni anno sette ragazzi e sette ragazze, per nutrire il Minotauro. Teseo, il figlio del vecchio re di Atene Egeo, chiese al padre di partire per creta tra i ragazzi: voleva sfidare il Minotauro per evitare che uccidesse i ragazzi e le ragazze della sua città. Il re acconsentì, ma raccomandò a suo figlio: “Dì ai tuoi uomini di issare una vela bianca se sconfiggerai il Minotauro e una vela nera se morirai. Così, vedendo la nave tornare in porto, saprò se sei ancora vivo.
Arrivato a Creta, Teseo conobbe Arianna, la figlia di Minosse e sorella del Minotauro. La ragazza si innamorò di lui, sin dal primo sguardo e il giorno seguente, prima che entrasse nel labirinto, gli consegnò un gomitolo rosso che Teseo srotolò lungo la strada del labirinto. Il filo gli sarebbe servito per ritrovare la via dell’uscita.
Con l’aiuto di Arianna Teseo nascose una spada corta sotto la sua tunica poco prima di entrare nel labirinto. Lì affrontò il Minotauro in un duello all’ultimo sangue. Il mostro era forte e veloce, ma Teseo era un guerriero ben addestrato e con un fendente preciso lo uccise. Dopo aver sconfitto il Minotauro, Teseo riprese il gomitolo e seguì il filo rosso a ritroso finché non ritrovò l’uscita del labirinto. Salvò anche le ragazze e i ragazzi ateniesi che vagavano per il labirinto. All’uscita trovò anche Arianna.
Prima che i cretesi potessero accorgersi della fuga, Teseo salì sulla sua nave insieme ad Arianna e salpò, diretto ad Atene. Sulla strada del ritorno, a metà del viaggio, si fermò a riposare insieme ad Arianna e ai suoi compagni su un’isoletta deserta, Nasso. A Nasso Teseo aspettò che Arianna si addormentasse, poi spiegò le vele verso casa, abbandonandola.
Durante il viaggio la nave aveva spiegato le vele nere e Teseo si dimenticò della promessa che aveva fatto a suo padre; entrò nel porto di Atene con le vele nere e il re Egeo, vedendo le vele nere e immaginando che il figlio fosse morto, si lanciò in mare dagli scogli e morì.
Comprensione del testo
Schede didattiche
E se la storia fosse andata diversamente? Prova ad immaginare un mito alternativo, in cui:
Il Minotauro riesce ad uscire dal labirinto prima che vi entri Teseo e incontra la sorellastra Arianna.
Teseo convince il Minotauro a diventare vegetariano e i due diventano amici.
Minosse viene a sapere che esiste una pozione magica, nascosta in una grotta lontana, con il potere di trasformare il Minotauro in un uomo; decide così di andare a cercarla per salvare suo figlio.
Teseo, una volta entrato nel labirinto, ha talmente tanta paura che si trasforma in una mosca e vola via.
Come potrebbero finire queste storie? Inventa, racconta e disegna!
Teseo e il Minotauro (con i laboratori didattici) è disponibile anche come scheda PDF da stampare. Puoi scaricarla cliccando qui ⇒ Teseo e il Minotauro – Scheda stampabile
Contenuti extra
Il Minotauro era il figlio della regina dell’isola di Creta, Pasifae, e di un gigantesco toro. Questa creatura aveva un corpo umano e camminava su due zampe; aveva però la testa di un toro e la coda. Inoltre, il suo corpo era coperto di pelliccia e al posto dei piedi aveva un paio di zoccoli. Il Minotauro non era una creatura umana, ma una bestia, dal carattere selvaggio e feroce: per evitare che potesse seminare lo scompiglio in città, il re di Creta, Minosse, lo fece rinchiudere in un gigantesco labirinto.
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La storia del panettone è un breve racconto per grandi e bambini citato da numerosi documenti, antichi e moderni, come vera storia del panettone.
La storia del panettone
(A cura di): Alessia de Falco & Matteo Princivalle
C’era una volta uno sguattero chiamato Toni. Era nato in una famiglia così povera che era stato costretto a lavorare sin da bambino, per sfamare i suoi fratelli.
Toni lavorava nella cucina del ducato di Milano, al servizio del cuoco. Ogni anno, il duca di Milano organizzava un grande banchetto di Natale, al quale partecipavano tutti i nobili delle corti lombarde.
Il giorno del banchetto, però, il cuoco si dimenticò il dolce di Natale nel forno e lo bruciò. Quell’errore gli sarebbe costato molto caro. Il cuoco, disperato, chiese ai suoi sguatteri se qualcuno di loro avesse un’idea per salvare il pranzo. «Potremmo servire il pane di Toni» suggerirono gli altri. «È buonissimo». Il piccolo toni si fece avanti e mostrò al capo cuoco il dolce che aveva preparato impastando gli avanzi della cucina: un po’ di pasta lievitata, uova, uvetta e canditi. Toni preparava quel dolce ogni settimana e dopo il lavoro lo condivideva con i suoi compagni.
Il capo cuoco decise di ascoltarli, ma poiché si vergognava a servire un dolce del genere, si nascose dietro una tenda e mandò Toni nella sala del banchetto. Il dolce piacque a tutti: gli ospiti del duca fecero un sacco di complimenti al cuoco e lo fecero chiamare, per sapere come si chiamasse quel manicaretto cosi buono. Il cuoco, imbarazzato, rivelò ai nobili il suo segreto: «l’è ‘l pan del Toni». Da allora, quel dolce fu preparato ogni anno. Ancora oggi e conosciuto in tutto il mondo come il panettone, “il pane di Toni”.