La felicità si può realizzare davvero?

La felicità è un obiettivo realistico? Nelle parole di Proust troviamo uno spunto di riflessione molto attuale: una volta raggiunto l’oggetto del nostro desiderio, ci struggiamo per ottenere qualcosa di nuovo, senza accontentarci mai.
Tratto da: Proust, M. (1951). All’ombra delle fanciulle in fiore
La felicità non può attuarsi mai. Anche se le circostanze vengono superate, la natura trasporta la lotta dall’esterno all’interno e, a poco a poco, muta il nostro cuore abbastanza perché desideri una cosa diversa da ciò che gli vien dato di possedere. E se la vicenda è stata così rapida che il nostro cuore non ha avuto il tempo di mutare, non per questo la natura dispera di vincerci, in una maniera più tardiva, è vero, più sottile, ma altrettanto efficace. Allora, all’ultimo istante il possesso della felicità ci vien tolto, o piuttosto, a questo stesso possesso la natura, per un’astuzia diabolica, dà incarico di distruggere la felicità. Avendo fallito in tutto quanto rientra nel campo dei fatti della vita, la natura crea un’estrema impossibilità, l’impossibilità psicologica della felicità. Il fenomeno della felicità non s’avvera o dà luogo alle reazioni più amare.
Come rimediare? Riscoprendo la gratitudine: è un primo passo importante. Può sembrare scontato, ma rendersi conto di ciò che abbiamo e del valore che realmente ha è il primo passo per essere davvero felici.
Provate anche voi, con un esercizio tratto dal nostro “Piccolo Libro Felice”: pensate a tre cose per cui siete grati e scrivetele nel vostro diario (anche digitale).
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