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Il mito del mandorlo

Questo racconto fa parte dei nostri miti per bambini.

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Il mito del mandorlo

Testo (a cura di): Alessia de Falco e Matteo Princivalle

Era primavera e, come ogni anno, tutti i fiori e gli arbusti fiorivano generosamente, portando colori e profumi in quell’angolo di verde dove il tempo sembrava essersi fermato.
Solo una pianta legnosa e solitaria non mostrava nemmeno una piccola gemma: era così da anni, tanto che il contadino, stufo di vedere quell’ammasso rinsecchito, aveva deciso di disfarsene.
Fu così che una mattina si armò di accetta, pronto ad infierire sul povero alberello.
Stava per sferzare il primo colpo (e forse anche l’unico, visto quanto era esile il tronco), quando un coro di voci si mise ad urlare all’unisono: “Ehi, ma che fai? Sarai mica diventato matto? Quella è la principessa Fillide, come osi abbatterla?”.
Il contadino rimase doppiamente sorpreso: innanzitutto perché a parlare erano stati i narcisi che aveva piantato vicino all’arbusto e poi perché non immaginava di avere una principessa in giardino. Ad ogni modo, poiché spesso la realtà supera di gran lunga la fantasia, non si crucciò più di tanto e si scusò con i narcisi ed il mandorlo.
“Vogliate scusarmi” esordì timidamente “ma non sapevo né che le piante parlassero, né che gli alberi avessero sangue nobile. Ma perché Sua Altezza non fiorisce?”.
Dal mandorlo non ottenne risposta (“che principessa altezzosa”, pensò il contadino).
In compenso i narcisi erano molto loquaci: “Devi sapere che Fillide era innamorata di Acamante, un guerriero greco partito per la guerra di Troia. Dopo averlo atteso invano un decennio, la principessa Fillide si lasciò morire. La dea Atena, impietosita, la trasformò in un mandorlo. Quando Acamante tornò in patria e ritrovò la sua amata, ormai divenuta albero, la abbracciò. Da quell’abbraccio spuntarono migliaia di fiori bianchi”. Da quel giorno, ogni primavera, il guerriero tornava ad abbracciare il mandorlo. Fillide rispondeva a quell’abbraccio riempiendo i suoi rami di migliaia di fiorellini bianchi. Accadde per molti, moltissimi anni. Ma da qualche primavera, Acamante aveva smesso di presentarsi ed abbracciarla. Fillide lo aspettava, di anno in anno più triste, sospettando che ormai il tempo mortale dell’amato fosse ormai finito. Per questo motivo, aveva smesso di fiorire.
“Ho capito” disse commosso il contadino “qui ci troviamo di fronte a problemi sentimentali di un certo livello”. Si sedette accanto al mandorlo: “Fillide, non so se puoi o vuoi ascoltarmi. Sono un sempliciotto e non so molte cose. Ma di una sono certo: tutto ciò che abbiamo nel nostro cuore resterà sempre con noi. Chi ci ama davvero, lo farà per sempre. Fiorisci ora, mostra la tua bellezza al mondo. Il tuo cuore non è di cristallo come le mie vecchie ossa”. Fu allora che accadde la magia: il mandorlo si riempì di fiori bianchi come la neve. Fillide aveva sentito le parole del contadino. Non sapeva se e quando avrebbe rivisto Acamante, ma non le importava. Sapeva che, prima o poi, si sarebbero incontrati di nuovo.

il mito del mandorlo

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