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In Danimarca l’empatia si insegna a scuola

L’empatia si può insegnare? In Danimarca ci provano: dal 1993 hanno introdotto un’ora obbligatoria da dedicare all’empatia, a scuola. Questa scelta formativa è stata recentemente ripresa ne “Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità“, che ci aiuta a chiarire il significato di questa pratica.

L’empatia non si insegna attraverso gli abbracci, ma imparando ad ascoltare gli altri e a discutere dei problemi. Nelle scuole danesi, appunto, si dedica un’ora settimanale a raccontare le problematicità dei propri vissuti e a ragionare insieme. In quest’azione c’è più dell’empatia: c’è l’abitudine, sin da bambini, a trattare i problemi in modo collettivo e non individuale.

Questo è, secondo noi, il grande valore del Klassen Tid, l’ora di empatia danese: insegna ai bambini che i problemi si affrontano insieme, che il “Noi” è infinitamente più forte dell’Io. Si insegna che la felicità non è nulla se paragonata alla gioia collettiva, alla gioia di vivere. Ma serve davvero un’ora ogni settimana per insegnare il valore di essere comunità? Non ne siamo certi.

Certo è, invece, che ciascuno di noi può portare questo concetto di empatia e comunità nella sua vita: non occorrono programmi ministeriali, decreti o riforme: ciascun insegnante può trasformare la sua classe in una comunità viva e collaborativa (se già non lo fa: ricorda sempre che la nostra scuola, pur con le sue problematicità, è molto migliore di come viene descritta dai media) e ciascun genitore può creare una rete di famiglie pronte a sostenersi e ad affrontare insieme i momenti di difficoltà.

L’importanza dell’essere empatici

La nostra società è profondamente diversa da quella di cinquant’anni fa: la tecnologia, il benessere, le grandi possibilità che ciascuno ha di fronte a sé purtroppo non hanno aiutato a dar vita a un mondo giusto e felice. Al contrario, siamo tutti più narcisisti, più egoisti, egocentrici; il focus è passato dalla collettività a se stessi. Spesso parliamo di intelligenza emotiva, ebbene, l’empatia ne è il frutto principale.

Cosa si può fare? In realtà la soluzione è incredibilmente semplice: basta riprendere i contatti col mondo, tornare a parlare con i propri vicini, coltivare sane amicizie, riscoprire il piacere di fare qualcosa per gli altri oltre che per se stessi. Imparare ad ascoltare e a parlare, tornare a fare affidamento sugli altri; queste ed altre sono le sfide educative con le quali ci confronteremo nei prossimi anni.

Ma siamo sicuri che serva davvero? Il problema non è avere o meno quell’ora, piuttosto: siamo convinti che sia utile? Perché in tal caso basterà l’intervallo, sarà sufficiente la collaborazione dei genitori, anche oltre la scuola.

In Danimarca i bambini parlano dei propri problemi mangiando una torta; ebbene, è un modo eccellente di educarli, ma una torta possiamo portarla anche al parchetto. Il fatto che una certa attività non si faccia a scuola non ci esime dal proporla altrove.

Quindi, ecco alcuni piccoli spunti per educare all’empatia:

  • Cominciate dal dialogo: parlate a tavola, chiedete ai bambini di raccontare e raccontate voi a loro le vostre giornate. Insegnategli il concetto di reciproco scambio, il piacere di stare insieme.
  • Create quante più occasioni di scambio possibili; fate uscire i bimbi di casa, fateli incontrare con gli amichetti.
  • Ricordate che l’empatia nasce dall’incontro di intelligenza emotiva e rispetto per gli altri. Quindi, familiarizzate i vostri bimbi col concetto di rispetto e di aiuto.
  • Siate voi stessi empatici, ricordatevi l’efficacia dell’esempio.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

libri cuorfolletto e i suoi amici

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