La famiglia è il primo luogo in cui si dà il buon esempio

La famiglia è considerata come la prima agenzia educativa. Possiamo dire che la famiglia è (realmente) al centro dell’educazione. La famiglia è la prima scuola di vita che un bambino sperimenta: nei primi anni dell’infanzia, i genitori e la rete familiare sono gli attori principali del processo educativo. Questo significa che quanto viene appreso in famiglia condizionerà pesantemente il “bambino scolaro”.

L’educazione non si può delegare alla scuola. Un buon insegnante può suscitare l’amore per lo studio e una classe affiatata può educare ai valori della convivenza e della collaborazione, ma è a casa che questi apprendimenti si consolidano. È a casa che vengono gettate le fondamenta del lavoro educativo.

L’azione educativa della scuola, senza il sostegno della famiglia, difficilmente può produrre risultati. Prendere atto di questa verità ci pone di fronte ad una sfida notevole: dobbiamo diventare genitori-esempio. Questo non significa essere genitori perfetti (sarebbe impossibile), né aspirare a questa presunta perfezione. Significa invece avere ben chiari quali valori vogliamo trasmettere e quali comportamenti siamo disposti ad incoraggiare o ad accettare. Si tratta di un grado di consapevolezza che è alla portata di tutte e tutti noi.

Il ruolo dei genitori oggi è in crisi, ma possiamo rilanciarlo: torniamo ad interrogarci sui valori umani e su ciò che l’educazione significa per noi. Abbandoniamo il materialismo e l’illusione del divertimento: torniamo ad essere genitori educatori. L’educazione, del resto, non vuole genitori professionisti, ma unicamente genitori appassionati e pronti a mettersi in discussione. Questa sfida è alla portata di tutti.

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