La leggenda di Capodanno

Testo di: Otto Cima

Nelle valli del Comasco usavano, una volta, la notte di capodanno, appendere alla porta dei casolari un bastone, un sacco ed un tozzo di pane. Eccone il perché.

Molti anni fa, al tempo dei tempi, e precisamente la notte di San Silvestro, padron Tobia stava contando il proprio gruzzolo in un angolo della sua capanna, quando udì bussare alla porta.
L’avaro coprì con un drappo i suoi ducati e andò ad aprire.

Una folata d’aria gelata di neve lo colpì in viso. Era una notte d’Inverno. Sotto la tormenta, fra il nevischio, egli vide un pover’uomo che si reggeva a stento e che non aveva neppure un cencio di mantello. Padron Tobia fu molto contrariato da quella vista e domandò bruscamente allo sconosciuto: “Che fate qui? Che volete? Chi siete?”

leggenda di capodanno

“Sono un povero viandante sperduto e sorpreso dalla bufera, e vi chiedo in carità di poter dormire nel vostro fienile”.
“Io non lascio dormire nessuno nel mio fienile. Andate, andate: non posso far nulla per voi”.
“Datemi almeno un tozzo di pane”.
“Non ho pane; andate”.
“Datemi un sacco, un cencio da mettermi al collo che muoio di freddo”.
“Non ho sacchi e non ho cenci”.
“Almeno un bastone per appoggiarmi”.
“Non ho bastoni”.

E chiuso l’uscio in faccia all’infelice, ritornò al suo gruzzolo; ma sotto il drappo, invece di ducati; trovò un pugno di foglie secche. Padron Tobia impazzì e terminò i suoi giorni vagando per le vallate natie e raccontando a tutti la sua disgrazia.
Da allora in poi, la notte di capodanno tutti appesero alla porta del proprio casolare un bastone, un sacco e un tozzo di pane.

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