MERITO ED EMOZIONI: NON SONO NEMICI
Sappiamo dagli studi di Goleman, di Gottman e di Salovey che ciascuno di noi possiede un’intelligenza emotiva; di più: sappiamo che coltivare e sviluppare tale forma di intelligenza ci aiuta ad imparare meglio (è la teoria dell’apprendimento caldo).
Questa considerazione, però, non deve andare a scapito di una didattica rigorosa e di un sistema di valutazione che permetta di mappare conoscenze e lacune e di avere degli obiettivi. La diversità è una ricchezza, a patto che questa non diventi un’attenuante per fare meno, ma uno stimolo a far di più. Gestire le diversità significa saper cogliere il potenziale unico di ciascun studente.
EDUCARE ALLA FELICITÀ, SENZA RINUNCIARE AL RIGORE
In Gran Bretagna, dal 2005, è in atto una sperimentazione scolastica, per introdurre un curricolo attento allo sviluppo dell’intelligenza emotiva e degli aspetti sociali ed emozionali dell’apprendimento. La documentazione è disponibile gratuitamente sul sito del National Archives britannico e contiene centinaia di pagine utili per gli insegnanti e gli operatori della scuola.
Questo programma governativo, denominato Social and Emotional Aspects of Learning (SEAL), non mira a eliminare i voti, la bocciatura o i compiti delle vacanze. Piuttosto, partendo dalla considerazione che gli studenti imparano meglio e di più in un ambiente positivo (dato ampiamente dimostrato dagli studi sulla warm cognition), mira a creare una scuola che – ferma restando la valutazione – riesca a mettere al centro il bambino o il ragazzo.
Cosa significa tutto ciò nella pratica?
- Discussione collegiale: presidi e docenti lavorano costantemente per rendere l’ambiente scolastico migliore; invece di disperdersi tra i progetti formativi, la scuola si concentra sull’accoglienza e sull’ospitalità.
- Laboratori legati all’intelligenza emotiva: dal detective delle emozioni alle “palette” (che a noi, però, piacciono poco), la scuola dedica un apposito spazio alle attività legate alla consapevolezza delle emozioni degli studenti
- Spazi di discussione: questa è la miglior pratica per lavorare sulle emozioni, sul rispetto e sull’ambiente; parlare insieme, fare periodicamente il punto sulla situazione della classe
Queste pratiche, in particolare l’ultima, permettono di abbattere la barriera tra docenti e studenti; vale la pena ricordare, infatti, che l’insegnante ideale è quello che sa farsi rispettare, non quello di cui gli studenti hanno paura. Potremmo portarle anche nelle nostre scuole!
L’obiettivo ideale è quello di trasformare la scuola in una palestra formativa: un ambiente che mette alla prova i suoi studenti (anche attraverso le valutazioni) senza mai umiliarli; al contrario, l’obiettivo è quello di assisterli, motivarli ed essere sempre al loro fianco. Anche – e soprattutto – quando falliranno.