La sfinge di Tebe

La Sfinge di Tebe, nella mitologia greca, era un mostro dal corpo di leone, dalle ali di aquila e dalla testa di donna. Questa creatura malvagia, nata in Etiopia dalla stirpe dei mostri di Ortro (fratello dell’Idra e la Chimera), era stata portata a Tebe da Era, per punire gli abitanti della città che si erano rifiutati da fare sacrifici in suo onore.

IL MITO DELLA SFINGE

Esiodo

Prima di raggiungere la città di Tebe, i viaggiatori dovevano passare sotto un’enorme roccia, chiamata monte Citerone, abitata dalla Sfinge. Questo mostro, che aveva il corpo di un leone feroce, un paio di ali d’aquila e la testa di una donna, sfidava chiunque passava sotto di lei a risolvere un enigma; poi, divorava chi non riusciva a rispondere.

Gli abitanti di Tebe sapevano bene che quel mostro era arrivato per colpa loro: la Sfinge, infatti, era una creatura nata in Etiopia, da una famiglia di mostri terribili, cresciuta da suo zio Cerbero e dall’Idra. Ma ad un certo punto, Era, la dea del matrimonio e della fedeltà, infuriata con i tebani che non la rispettavano e non facevano sacrifici in suo nome, aveva preso la Sfinge e l’aveva lasciata alle porte di Tebe. Lì, il mostro aveva trovato rifugio sul monte Citerone e aveva cominciato a divorare i viandanti, grazie alla sua grande intelligenza, con cui escogitava enigmi difficili.

Nel frattempo Tebe era nel caos: il re era morto da poco e Creonte, fratello della regina Giocasta, aveva preso il suo posto. Disperato per quel mostro che impediva a chiunque di entrare o uscire dalla città, fece pubblicare un bando, che diceva: “Colui che libererà la città dalla Sfinge, avrà la mano della regina Giocasta e diverrà il nuovo re di Tebe”.

Il giovane Edipo, che proprio in quei giorni si trovava a Tebe, decise di raccogliere la sfida: avvolto nel suo mantello uscì dalla città e passò sotto il Citerone. Lì, fu fermato dal mostro, che lo sfidò con queste parole: “Straniero, tu che vieni da lontano sei un uomo coraggioso; ma saprai rispondere al mio enigma? Ebbene: qual è l’animale che il mattino cammina su quattro zampe, a mezzogiorno su due e la sera su tre?”

Il destino e gli dei erano dalla parte di Edipo: l’oracolo aveva detto che sarebbe stato proprio lui a liberare la città di Tebe dalla Sfinge e a diventarne il re. Edipo rispose: “Quell’animale è l’uomo, che da bambino gattona, trascinandosi sulle mani e sui piedi; una volta adulto cammina su due piedi e da vecchio, infine, si appoggia sul suo bastone”. Quella era la risposta giusta all’indovinello.

La Sfinge, piena d’ira e d’invidia per quell’uomo così intelligente, si buttò giù dalla cima del Citerone e si uccise. A Tebe fu organizzata una grande festa e Edipo entrò trionfante: diventò re e sposò la regina Giocasta.

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