Le trappole mentali che impediscono l’ottimismo

In questo articolo affronteremo le trappole del pensiero, ovvero quei meccanismi che possono ostacolare il raggiungimento del benessere e la costruzione di relazioni positive.
Partiamo da una premessa: gli ostacoli possono essere dentro di noi o intorno a noi. Noi oggi esamineremo la prima categoria di ostacoli, quelli creati dalla nostra mente. Ovviamente esistono anche ostacoli esterni, quali ad esempio i giudizi altrui, le opinioni, le convenzioni sociali. Imparare a governare le nostre trappole mentali ci permette di guardare con occhi diversi anche il mondo che ci circonda. Prevenire le trappole mentali ha un benefico effetto sul nostro pensiero positivo e sulla nostra resilienza.

PERCHÉ LAVORARE SUI NOSTRI PENSIERI PER AUMENTARE LA RESILIENZA

Lo psicologo statunitense Albert Ellis ha elaborato il Modello ABC, dove:

  • A sta per Activating Event, l’evento scatenante, ciò che ci accade;
  • B sta per Belief, il modo in cui interpretiamo la situazione;
  • C sta per Consequences, le nostre emozioni e reazioni di fronte all’evento.

Ellis sostiene che ciò che determina le nostre emozioni e le nostre reazioni non è l’evento in sé, ma il modo in cui proviamo a dare una spiegazione a quell’evento, le nostre credenze e i nostri pensieri. Ecco perché è così importante imparare ad ascoltarci e anche a lavorare sul nostro modo di affrontare la realtà e di darne una lettura costruttiva e positiva.
Sicuramente non possiamo avere il controllo su ciò che accade intorno a noi, ma possiamo migliorare il nostro modo di reagire agli eventi, lavorando sull’interpretazione che ne diamo. Ora, come dicevamo in precedenza, spesso i nostri pensieri sono influenzati da distorsioni cognitive, delle vere e proprie trappole mentali. Di seguito entriamo in dettaglio e le spieghiamo meglio.

CINQUE TRAPPOLE MENTALI CHE TUTTI DOVREMMO CONOSCERE

La prima delle trappole mentali di cui vogliamo parlarvi è denominata Mind Reading; in italiano abbiamo deciso di tradurre coniando un neologismo, il Leggi Mente. Il Leggi Mente è colui che pensa di sapere cosa sta pensando il suo interlocutore a proposito di ciò che accade. E, solitamente, il Leggi Mente è convinto del cattivo giudizio altrui. Facciamo un esempio: stiamo tardando ad ultimare un lavoro ed il nostro primo pensiero è: “Ecco, il capo penserà che sono un inetto”. Magari invece il capo, vedendo la situazione, può chiedersi perché c’è un ritardo e come intervenire, non necessariamente esprimendo un giudizio negativo. Il grande errore che facciamo, in questi casi, è di non chiedere al nostro interlocutore cosa pensa. In questo modo, eviteremmo fraintendimenti. Sfortunatamente, spesso il Mind Reading impedisce la comunicazione e innesca un circolo di autocommiserazione che ci porta a dare un giudizio sempre più negativo su noi stessi.
Per superare questa trappola mentale, possiamo imporci la Regola delle Tre domande:

  • a noi stessi: sei sicuro che l’altro lo pensi veramente?
  • al nostro interlocutore: cosa pensi?
  • ad entrambi: come possiamo fare per risolvere?

Passiamo ora alla seconda trappola mentale, denominata Me Trap, la Trappola del “Me stesso”. In questo caso, assumiamo che la responsabilità di tutto ciò che accade sia nostra, ci sentiamo in colpa, impotenti ed un po’ disillusi. Che fare? Nel paragrafo successivo vedrete la Teoria sugli Stili di Attribuzione di Martin Seligman: essa rappresenta un valido ausilio per superare questa trappola mentale. Per ora, ricordate, ogni volta che iniziate a pensare che è colpa vostra, di farvi questa domanda:

  • dove ho sbagliato davvero?

La risposta deve essere molto specifica e razionale. Vi accorgerete, focalizzandovi sull’evento, che, nel ripercorrere i passaggi e descrivere i dettagli del fatto, molta della responsabilità non è vostra. Fatta questa cernita, focalizzatevi sulle vostre responsabilità e chiedetevi come si può cambiare.
La terza trappola mentale è contrapposta al Me Trap e viene denominata in inglese Them Trap, la Trappola degli Altri. In questo caso, ci convinciamo che la responsabilità dei fatti sia degli altri e che noi in un certo qual modo siamo solo vittime.
Anche in questo caso, va fatto un esercizio di analisi, per superare la trappola mentale: è vero che il fatto è responsabilità di? Perché? Provate a motivare razionalmente e vi accorgerete che, man mano che proseguite nel ragionamento, riuscirete a dare un quadro più equilibrato della situazione.Può essere utili, in questi casi, fare due chiacchiere con un amico, in modo tale da avere anche un parere esterno.
La quarta trappola mentale viene denominata Catastrophizing, in italiano Pensiero Catastrofico. Si tratta della distorsione che mettiamo in atto quando iniziato a rimuginare sugli eventi, facendoci avvolgere da una spirale di negatività. Che fare in questi casi? Il miglior consiglio è descrivere l’evento dicendo:

  • cosa è successo?
  • posso cambiare le cose?
  • se sì, come?
  • se non posso cambiare le cose adesso, che lezione ho appreso? Cosa posso fare per cambiare in futuro usando la mia esperienza, anche se negativa?

L’ultima trappola di cui parleremo è definita in inglese Helplessness Thinking Trap, la Trappola dell’Impotenza Appresa. E’ il caso in cui ci auto-convinciamo che l’evento accadutoci sia fuori controllo e che quindi non possiamo fare niente per cambiare le cose. Pensiamo che la nostra vita non possa cambiare e ci rassegniamo, smettendo di reagire.
Nel caso della Helplessness Thinking Trap, facile a dirsi, ma difficile a farsi, occorre lavorare sulla motivazione. La domanda fondamentale da porci è: Sarei contento se le cose cambiassero? Se sì, cosa sono disposto a fare per cambiare? Per tutte le Trappole Mentali citate, un valido ausilio viene dalla Psicologia Positiva e dall’allenamento all’ottimismo. Di seguito approfondiamo in che modo è possibile intervenire sul nostro modo di affrontare la realtà.

ESERCIZI PRATICI: COME SFIDARE I PENSIERI CATASTROFICI

Per prima cosa, muniamoci di block notes e penna. Proviamo ad immaginare a qualcosa che è andato storto durante la nostra giornata. Poi focalizziamoci e poniamoci le seguenti domande:

  • Qual è lo scenario peggiore? Cosa potrebbe succedere?
  • Qual è invece lo scenario migliore? In questo caso, cosa potrebbe succedere?
  • Quale dei due scenari è più probabile?
  • Come possiamo cambiare le cose?
  • Quali strategie possiamo adottare per migliorare la situazione?

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