BIANCANEVE

BIANCANEVE
Fratelli Grimm
Una volta, nel cuore dell’inverno, una regina cuciva seduta accanto alla cornice della finestra. Lì, mentre guardava la neve, si punse un dito e due gocce di sangue caddero sulla neve. “Ah, se avessi una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e nera come la cornice di questa finestra” pensò la regina, che non aveva mai avuto una bambina. Poco tempo dopo, le nacque una bambina dalla pelle bianca come la neve, dalle guance rosse come il sangue e dai capelli neri come l’ebano. La regina, purtroppo, morì subito dopo averla data alla luce. Presto il re prese una nuova sposa: era una donna bella, ma anche molto orgogliosa. Una mattina domandò al suo specchio fatato: “Specchio, specchio in questo castello, hai forse visto aspetto più bello?” E lo specchio le rispondeva: “Il tuo aspetto di tutte è il più bello, ma Biancaneve dalla chioma corvina è molto più bella di te, mia Regina”. La regina divenne bianca per l’invidia e da quel giorno cominciò a odiare Biancaneve. Non si dava pace e un giorno fece chiamare un cacciatore.
“Porta Biancaneve nel bosco e poi uccidila. Portami il suo cuore, come prova della sua morte”. Il cacciatore portò Biancaneve nel bosco, ma non riuscì ad ucciderla.
“Ti prego” lo supplicò la principessa “salvami la vita e io non tornerò mai più a casa. Sarà come se fossi morta”.
La principessa, invece, scappò nel bosco, correndo tra gli alberi e tra le rocce aguzze, finché non trovò una piccola casetta in cui ripararsi. Entrò per riposare un poco: dentro la casetta, ogni cosa era minuscola. C’era un tavolo imbandito con sette piattini, sette bicchierini, sette forchettine e sette coltellini; nella stanza c’erano anche sette lettini. Biancaneve mangiò il cibo nei sette piattini, bevve il vino nei sette bicchierini, poi si sdraiò sull’unico dei sette lettini abbastanza grande per lei.
Il primo disse: “Chi è seduto sulla mia seggiola?”
Il secondo: “Chi ha mangiato dal mio piattino?”
Il terzo: “Chi ha preso un pezzo del mio panino?”
Il quarto: “Chi ha mangiato un po’ della mia verdura?”
Il quinto: “Chi ha usato la mia forchettina?”
Il sesto: “Chi ha tagliato con il mio coltellino?”
Il settimo: “Chi ha bevuto dal mio bicchierino?”
“Come ti chiami bella bambina?” le domandarono.
“Mi chiamo Biancaneve”.
“E come sei arrivata alla nostra casetta?”
“La mia matrigna, la regina, voleva uccidermi e mi ha fatto portare nel bosco. Il cacciatore che avrebbe dovuto uccidermi, però, mi ha lasciato scappare e mentre correvo ho intravisto la vostra casa”.
“Se vuoi puoi rimanere con noi” le dissero i nani. “Dovrai solo pulire, cucinare e provvedere alla nostra casetta; non ti faremo mancare nulla”. Biancaneve promise che avrebbe fatto del suo meglio. Da quel giorno, quando i nani uscivano per andare al lavoro Biancaneve si dava un gran da fare per tenere in ordine la casetta e al loro ritorno mangiavano tutti insieme. Ogni mattina, però, i nani si raccomandavano: “Non devi aprire a nessuno all’infuori di noi. La tua matrigna, infatti, scoprirà presto che sei qui e verrà a cercarti”.
E lo specchio rispose: “Il tuo aspetto è di tutte il più bello, ma solo dentro questo castello. Là nel bosco in una casina, c’è Biancaneve, molto più bella della Regina”.
La regina escogitò uno stratagemma per uccidere Biancaneve: con una stregoneria preparò una mela avvelenata, poi si travestì da contadina e si addentrò nel bosco, alla ricerca di Biancaneve. Quando trovò la casetta dei nani, bussò alla porta.
“Mi dispiace, ma non posso far entrare nessuno” rispose Biancaneve.
“Fa niente” disse la matrigna, “andrò a vendere le mie mele a qualcun altro, ma prendine una; te la regalo”. E lasciò la mela avvelenata sul davanzale della finestra. La principessa, che dopo aver lavorato tutta la mattina aveva una gran fame, diede un morso alla mela e cadde a terra morta.
Biancaneve rimase nella bara per molto tempo, finché un giorno, un principe passò di lì e volle andare a vederla. Chiese il permesso al nano di guardia e si avvicinò al cristallo.
“Quanta bellezza” pensò tra sé. Il principe chiese ai nani di poter portare Biancaneve al suo castello, poiché se ne era innamorato. I nani, poiché il suo cuore era nobile e pieno d’amore, acconsentirono. Lungo la strada, però, i servi che trasportavano la bara inciamparono in un sasso: così, il boccone avvelenato che Biancaneve aveva ingoiato le uscì di bocca e la fanciulla si risvegliò.
Il principe la invitò nel suo castello: l’avrebbe protetta giorno e notte dalla sua matrigna e l’avrebbe rispettata come una regina. Lì Biancaneve si trovò benissimo e presto si innamorò del principe. I due si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.
Ti piacciono le fiabe? Leggine un’altra.
BIANCANEVE: FIABA DA STAMPARE
Biancaneve è disponibile anche come fiaba illustrata da stampare. Sotto puoi trovare le sei pagine che la compongono. Nel rispetto dell’ambiente, ti suggeriamo di stampare fronte-retro e di utilizzare fogli di carta riciclata.
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