Il potere del “non ancora”

Come affrontare le difficoltà? Capita – ed è naturale – che i bambini non riescano a fare qualcosa che vorrebbero; del resto accade anche a noi adulti. Come dovremmo comportarci per evitare di scoraggiare i più piccoli senza ingannarli?
La prospettiva del “non ancora”
In una scuola, gli insegnanti hanno deciso di smettere di utilizzare i voti negativi, per non demoralizzare gli studenti. Naturalmente, c’era bisogno di trovare un espediente per tutti quei casi in cui i ragazzi erano oggettivamente insufficienti nel campo da valutare. Gli insegnanti hanno deciso di introdurre una valutazione not yet, “non ancora”: non sei ancora capace di svolgere queste moltiplicazioni, ma presto lo sarai. L’importante è allenarti e non arrenderti.
Di fronte ad un bambino che dica “non ce la faccio”, proviamo ad aiutarlo dicendogli: “non ce la fai ancora”. Quel “non ancora” è fondamentale: sono due parole, ma racchiudono un concetto potente: puoi farcela, ma prima devi crescere e lavorarci. Sono due parole che fanno la differenza, perché proiettano la sfida nel futuro, sostituendo allo sconforto un obiettivo, una mappa di lavoro.
Ecco un esempio: “Non sono capace di vestirmi da sola/o”.
“Non sei ancora capace di farlo, ma presto lo farai. Per cominciare, potresti imparare ad infilare la maglietta”.
Questa prospettiva è stata introdotta dagli studiosi americani della mentalità di crescita (in particolare dalla professoressa Carol Dweck), per aiutare i bambini a non scoraggiarsi e a migliorarsi costantemente, in un percorso di crescita e autoeducazione continua.
Educare al “non ancora” con una favola
Esiste una storia che possiamo utilizzare per spiegare ai bambini il potere del “non ancora” e il fatto che per riuscire a fare determinate cose occorre tempo. È la favola de “L’albero triste”, che abbiamo inserito nel primo volume delle nostre Favole sagge. Il libro, interamente a colori, si può acquistare su AMAZON.IT (prezzo di copertina €8,84). Cliccate qui per acquistarlo.
L’albero protagonista della favola vive in un giardino di rose e si dispera perché non riesce a far sbocciare dai suoi rami delle rose. Quello che non sa – e che gli rivela un piccolo, magico aiutante – è che lui è destinato a produrre frutti altrettanto deliziosi. Il fatto è che deve imparare ad aspettare il suo tempo: “non è ancora pronto” per riuscirci. Questa favola mette in scena una semplice metafora, utile per spiegare il concetto di “non ancora” grazie al pensiero narrativo.

Educare al “non ancora” nella pratica
Una semplice attività pratica che possiamo implementare per portare lo spirito del “non ancora” nella vita quotidiana dei nostri bambini è la realizzazione di un cartellone delle cose che non siamo ancora in grado di fare. Dopo aver decorato e incorniciato a piacere il cartellone (per cominciare si può utilizzare un semplice foglio bianco di carta A4) chiediamo ai bambini di scrivere su di esso tutte le cose che vorrebbero fare e che non sono ancora in grado di fare. Mettiamole nero su bianco, poi soffermiamoci un attimo a riflettere insieme a loro sul tempo che potrebbe volerci per acquisire quelle abilità. Se lo desiderano, mettiamo a punto una mappa di lavoro, una “road map” dei passaggi intermedi necessari per riuscire.
Accanto al cartellone del “non ancora”, realizziamo anche un cartellone dei traguardi raggiunti: lì inseriremo tutte le abilità che i bambini hanno acquisito nel corso del tempo. Questo cartellone ha un grande potere motivazionale: dimostra che nessun ostacolo è insormontabile!
