Jack (o Giacomino) e il fagiolo magico

jack giacomino e il fagiolo magico

Jack (o Giacomino) e il fagiolo magico

C’era una volta un bambino che si chiamava Giacomino e che abitava in campagna,con la sua mamma e la sua mucca da latte. Un giorno, la mucca smise di fare il latte e così la mamma, disperata, mandò Giacomino al mercato per venderla e racimolare qualche soldo. Sulla strada, però, Giacomino incontrò un omino che gli disse: “Che bella mucca! Se vuoi, la prenderò io e in cambio ti darò questo fagiolo magico“. Poi, si levò una luce abbagliante: quando Giacomino riaprì gli occhi la mucca era sparita e sul palmo della mano aveva un grosso fagiolo magico. Così, tornò a casa e la madre, in preda alla collera, buttò il fagiolo fuori dalla finestra e cacciò Giacomino nel fienile.

Il giorno dopo, Giacomino si accorse che in giardino era spuntata una pianta di fagioli, alta fino al cielo. Incuriosito, ci si arrampicò: in cima alla pianta si trovava un castello. Proprio in quel momento, la porta del castello si aprì e ne uscì un’orchessa, che vide Giacomino. “Cosa ci fai qui? Mio marito è un orco terrificante, se dovesse mai trovarti qui ti metterebbe nella zuppa”.
Ma Giacomino era infreddolito e affamato e supplicò l’orchessa di dargli un pezzo di pane e di lasciarlo scaldare accanto al camino. “Va bene, va bene, vieni dentro con me”.

Giacomino aveva appena finito di mangiare pane e formaggio quando, nel corridoio, rimbombò la voce dell’orco: “Ucci ucci, sento odor di cristianucci”. L’orchessa fece nascondere il ragazzo dentro il forno, poi servì la cena all’orco. Finita la cena, l’orco svuotò le tasche: erano piene di monete d’oro, che aveva rubato ai viaggiatori. L’orco si mise a contarle, dividendole in piccoli sacchetti, finché, ad un certo punto, si addormentò. Giacomino uscì dal forno, prese uno di quei sacchetti e tornò a casa, dove raccontò tutto alla mamma.

Il giorno seguente si arrampicò di nuovo sulla pianta di fagioli magici. Senza farsi vedere dall’orco e dall’orchessa, Giacomino si nascose dietro un cespuglio e aspettò che l’orco rientrasse. Quella sera aveva portato a casa la gallina dalle uova d’oro. “Fai le uova, gallinella” disse l’orco, ed ecco che la gallina dalle uova d’oro depose due uova d’oro zecchino. Giacomino aspettò finché l’orco non si fu addormentato, poi strisciò dentro il castello, rubò la gallina e la riportò a casa. Giacomino e la sua mamma non sarebbero mai più stati poveri, con due uova d’oro ogni giorno.

Qualcuno sostiene che dopo qualche tempo, Giacomino decise di arrampicarsi sulla pianta di fagioli magici. Entrò nel castello e si nascose in una pentola. Quando l’orco arrivò, cominciò a dire: “Ucci ucci, sento odor di cristianucci”. Poi, mentre aspettava la cena, si fece portare dall’orchessa la sua arpa magica e le ordinò: “Arpa, suona per me”. L’arpa si mise a suonare, componendo una melodia dolce e delicata. Giacomino aspettò fino a che l’orco non si fu addormentato, poi afferrò l’arpa e scappò via. Ma l’arpa strillò: “Padrone! Padrone! Qualcuno vuole rubarmi”. L’orco saltò in piedi e si mise ad inseguire Giacomino, che nel frattempo era già sceso dalla pianta di fagioli. Il ragazzo, vedendo l’orco che stava scendendo dalla pianta, prese l’accetta e colpì il tronco della pianta così forte da spezzarla.

La pianta di fagioli magici crollò al suolo insieme al castello, all’orco e all’orchessa, formando una buca così profonda da arrivare fino al centro della terra. Da lì, nessuno sarebbe mai riuscito ad uscire. Da quel giorno, Giacomino e la sua mamma vissero felici e contenti, insieme alla gallina dalle uova d’oro e all’arpa magica.

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