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Il coraggio della ninfea

il coraggio della ninfea

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

Al centro del giardino dei Cuorfolletti si trovava un grande laghetto, circondato da un circolo di grandi pietre levigate. L’acqua era limpida e fredda e sul fondo abitava una famiglia di ninfee. Le ninfee erano le piante più timide e timorose del giardino: avevano paura perfino della loro ombra, vivevano nascoste sul fondo del laghetto e non uscivano mai a parlare con le altre piante.

Soltanto la più piccola di loro desiderava risalire in superficie per vedere il mondo.
“Mamma, perché non proviamo a galleggiare un poco? Soltanto cinque minuti”.
“Sei forse impazzita? E se ci mangiasse un picchio?”
“Mamma, ma il picchio non mangia le nostre foglie”.
“C’è sempre una prima volta. E se ci rapissero i Cuorfolletti?”
“Mamma, i Cuorfolletti non hanno mai fatto nulla di male alle altre piante del giardino”.
“C’è sempre una prima volta. E se un pesce ti vedesse? Ti mangerebbe in un boccone”.
“Mamma, in questo laghetto non ci sono pesci: viviamo qui da due anni e non se n’è mai visto uno”.
“C’è sempre una prima volta. La cosa migliore da fare è rimanere qui e non rischiare”.
“Ho capito”. La piccola ninfea scosse il capo.
“Ogni giorno le stesse riposte; io voglio vivere, viaggiare e fiorire” pensò tra sé la pianta.

Una notte accadde che la ninfea non riusciva a prendere sonno e, siccome era sveglia, rimase incantata dallo spettacolo della luna piena che scintillava attraverso l’acqua.

“E’ bellissima” pensò. “Devo salire a vederla”.
La ninfea si mosse senza esitazione: facendo molta attenzione liberò le sue radici da quelle di mamma e papà e si lasciò trasportare dall’acqua, da sola, fino alla superficie del laghetto.
Lì, per la prima volta nella sua vita, respirò l’aria fresca della notte; ammirò la Luna con i suoi riflessì pallidi, assaporò il profumo dei gelsomini, delle rose e degli altri fiori che crescevano nel giardino. Quella fu la prima avventura della giovane ninfea, che si addormentò poco dopo, esausta e col cuore pieno di gioia e di orgoglio.

Quando si svegliò, sentì i raggi caldi del Sole sulla sua fogliolina: era una sensazione bellissima.
“Il mondo è straordinario” pensò la ninfea, prima di accorgersi che al centro della sua foglia era cresciuto un grosso bitorzolo verde, come un’oliva, ma più grande.
“E questo cos’è?” si domandò allarmata la pianta.
Provò a scrollarsi, ad immergersi e a strofinarsi contro un sasso, ma quel bitorzolo non voleva andarsene e rimaneva lì, al suo posto; anzi, cresceva sempre di più. La giovane ninfea scoppiò a piangere.
“Chissà cosa mi accadrà; aveva ragione la mamma, non avrei dovuto salire in superficie”.
“Perché piangi?” chiesero due lunghe canne che crescevano sulla riva del laghetto.
“C’è qualcosa che non va: guardate la mia foglia”.
Le canne scoppiarono a ridere, ma la loro era una risata dolce, che rassicurò la piantina.
“Quello è un bocciolo: hai preso il Sole, è naturale che sia spuntato. Tra poco si schiuderà e nascerà un fiore bellissimo. Diventerai la principessa del laghetto e quel giorno troverai il tuo posto nel giardino”.

Accadde proprio così: il bocciolo si schiuse e diede vita a un bellissimo fiore bianco e giallo. Il coraggio e l’ottimismo della ninfea vennero ricompensati e da quel giorno anche il laghetto ha il suo fiore.

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