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Il gatto con gli stivali

il gatto con gli stivali

Il gatto con gli stivali è una fiaba europea trascritta da Charles Perrault, adatta ai bambini da 3 anni in su.

Il gatto con gli stivali

Charles Perrault

C’era una volta un vecchio mugnaio che lasciò in eredità ai suoi figli i suoi averi: al più grande toccò il mulino, al figlio di mezzo toccò un vecchio asino e infine, al più giovane, un gatto. Il ragazzo non sapeva cosa farsene di quel gatto e si chiedeva come sarebbe riuscito a procurarsi qualcosa da mettere sotto i denti. Ma il gatto gli disse: “Non preoccuparti; procurami un paio di stivali e un cappello e fidati di me”.

Il ragazzo fece proprio come gli era stato detto. Il gatto infilò gli stivali e si addentrò nel bosco, a caccia di selvaggina. Tornò poco più tardi, con due bei fagiani. “Che meraviglia! Questa sera festeggeremo” disse il ragazzo. Ma i fagiani non erano per loro: “Questi non sono per te; li porterò in omaggio al re” rispose il gatto. Poi uscì.
Il gatto arrivò alle porte del castello e bussò, poi consegnò i fagiani al cuoco e gli disse di riferire al re che si trattava di un omaggio del Marchese di Carabas.

Il gatto continuò così a lungo: ogni giorno portava qualche dono al re, da parte del Marchese di Carabas, e intanto il suo padrone faceva la fame. Poi, una mattina, disse al ragazzo: “Vieni con me; quando raggiungeremo il fiume, vai a fare un bagno. Ma non appena vedrai passare la carrozza reale, fingi di annegare”. I due uscirono di casa e raggiunsero il fiume; il ragazzo entrò in acqua mentre il gatto andò a far visita ai contadini che coltivavano i campi lungo le sponde.

“Se il re ve lo chiederà, dovrete rispondere che questi campi sono di proprietà del Marchese di Carabas; se non lo farete, vi farò uccidere tutti. Chiaro?” sibilò il gatto. E i contadini, chinando il capo, annuirono.
Dopo qualche tempo, passo di lì la carrozza del re, con i suoi cavalieri al seguito;
“Di chi sono queste terre?” chiese il re a uno dei contadini che stavano estirpando le erbacce.
“Del Marchese di Carabas, Maestà” rispose il contadino.
“Lo stesso Marchese che ci porta doni ogni giorno? Dev’essere un uomo ricco e buono” pensò tra sé il re.

Poco più avanti, incontrò il gatto con gli stivali, che agitava le zampine disperandosi: “Aiutatemi! Aiutatemi! Il mio padrone, il Marchese di Carabas, sta affogando nel fiume”. Il re ordinò ai suoi cavalieri di salvarlo e lo fece tirar fuori dall’acqua; poi gli fece dare i suoi vestiti più belli, prendendoli dai bauli che portava sulla carrozza.
Mentre il re si intratteneva con il ragazzo, convinto che si trattasse di un ricco nobile, il gatto li abbandonò e corse avanti. C’era infatti lungo la strada un castello, abitato da un orco. L’orco era famoso per la sua abilità di trasformarsi in qualunque animale volesse.
Così, il gatto entrò e chiese di essere portato al cospetto dell’orco.
“E così tu saresti l’orco capace di trasformarsi in qualsiasi animale desideri, dico bene?”
“Proprio così”.
“Secondo me, però, non saresti in grado di trasformarti in un leone”.
L’orco prese la sfida molto sul serio e si trasformò in un  battibaleno. Il gatto, terrorizzato dal ruggito del leone, si nascose dietro una colonna.
“Straordinario! E dimmi, sapresti anche trasformarti in una serpe velenosa?”
L’orco, in un attimo, si trasformò in una vipera: dai lunghi denti affilati stillavano gocce di veleno nero.

“Meraviglioso! Ma ho compreso il tuo trucco: sai trasformarti in tutti gli animali feroci e velenosi, ma sono certo che non sapresti diventare un topolino così piccolo da stare nel palmo della mia zampa”.
“Tu dici? Stai a guardare!” ed ecco che l’orco divenne un topolino bianco, così piccolo da stare tra le zampe di un gatto.
Il gatto con gli stivali sorrise, soddisfatto. Poi, con un balzo, afferrò l’orco, ormai inoffensivo, e lo divorò in un sol boccone.

“Da oggi, questo castello appartiene al Marchese di Carabas! Il Marchese sta arrivando, in compagnia del re; preparate le due stanze più belle” esclamò il gatto. I servitori del castello, furono ben felici di sapere che da quel momento avrebbero servito un nobile invece di un orco.
Il gatto, invece, tornò lungo la strada e raggiunse la carrozza; poi, si affaccio alla finestrella e disse:  “Maestà, il castello del Marchese è poco più avanti; fermiamoci  a riposare lì. La servitù ha già preparato le due stanze più belle”.

E così, il figlio del mugnaio, da quel giorno, divenne il ricco proprietario di quel castello e di tutta la servitù. Il re, dal canto suo, rimase tanto colpito dalle ricchezze e dalla generosità del Marchese di Carabas che gli diede in sposa sua figlia, la principessa. E così, vissero tutti felici e contenti.

Per approfondire

Il gatto con gli stivali è una fiaba molto, molto antica: la versione più famosa è forse quella di Charles Perrault, del 1697, ma una storia molto simile si trova già nel libro “Piacevoli notti”, di Giovanni Francesco Straparola, pubblicato nel 1550. Si tratta dunque di una fiaba vecchia quasi 500 anni!  Anche i fratelli Grimm hanno pubblicato una versione di questa fiaba nella loro raccolta “I racconti del focolare”.

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