Il pensiero laterale

La creatività è una delle risorse che ciascuno di noi possiede per affrontare la vita. Non si tratta solo di saper disegnare, dipingere o suonare. Essere creativi significa superare la visione tradizionale del processo di risoluzione di un problema, aprendosi a nuove forme di ragionamento e prassi operative. Sembra paradossale, ma le buone scoperte, le vere intuizioni, non sono quasi mai figlie di schemi precostituiti, metodo, rigidità e precisione.

Lo osserviamo nella vita di tutti i giorni, dove capita di apprendere cose nuove in modo totalmente casuale oppure non voluto, mentre stiamo lavorando su altro. E’ molto importante non sottovalutare o banalizzare questo aspetto: la creatività è innata in ognuno di noi, ma spesso ci dimentichiamo di ascoltarla o la releghiamo nell’angolo degli hobby.

In realtà riscoprire il proprio essere creativi e trasmetterlo ai bambini sin dalla più tenera età serve a fare affiorare nuovi pattern di pensiero e a trovare strategie di problem solving davvero efficaci. Serve però allenare l’attitudine all’ascolto, l’osservazione, lo stupore: solo così, dal caos, emergerà una nuova prospettiva.

COS’È IL PENSIERO LATERALE

pensiero laterale

L’autore che, primo fra tutti, ha affrontato questo argomento si chiama Edward De Bono ed è uno psicologo maltese. Ne parla principalmente nella sua opera più nota, “Sei cappelli per pensare”, dove spiega che di fronte a un problema o una decisione, si è portati a usare contemporaneamente vari atteggiamenti di pensiero: quello logico, quello emotivo, quello creativo, ecc.

Nelle ricerca naturale di alternative si cerca il miglior approccio possibile, nella ricerca laterale si tenta di produrre il maggior numero possibile di alternative. Non si è alla ricerca del miglior approccio ma del maggior numero possibile di approcci differenti“.

Spesso però si genera solo una grande confusione, perché tendenzialmente un approccio prevale sugli altri, a seconda della personalità di ciascuno. L’originalità del pensiero di De Bono sta nel vedere i diversi modi di pensare come complementari e l’utilizzo del pensiero laterale come un plus creativo nella risoluzione dei problemi.

L’autore, per spiegare cosa intende, usa una metafora: quando pensiamo in modo verticale, è come se attaccassimo, una dietro l’altra, un certo numero di graffette, per realizzare una catena.

Pensare in modo laterale, al contrario, vuol dire aprire leggermente ognuna di quelle graffette, metterle in una bacinella e scuoterla fino a che, dal caos, non emergano nuove forme di legame. Non stiamo dicendo che bisogna lasciare tutto al caso: semplicemente, più il problema è complesso, più la soluzione innovativa si raggiunge guardando l’insieme da un’angolazione diversa, con l’obiettivo di superare l’empasse e trovare nuove prospettive.

Le modalità non convenzionali, creative, di affrontare un determinato problema si basano su un pensiero pre-logico che procede non in modo sequenziale, ma effettuando scarti laterali e balzi in avanti. Difficile da mettere in pratica? Meno di quanto sembri!

TECNICHE DI PENSIERO LATERALE

Spesso usiamo forme precostituite per inquadrare una criticità, basandoci su idee dominanti pre assimilate. Per sviluppare familiarità con il pensiero laterale, occorre isolare e combattere le ricorrenze e le idee forti, che rischiano di farci perdere preziose occasioni creative.

Se sei convinta/o di procedere bene seguendo un metodo, tipo studiare dieci pagine al giorno, prova a introdurre degli elementi di rottura, aprendo magari il libro a caso e dando un’occhiata. Accedere al pensiero laterale richiede passività e attenzione insieme.

Un aiuto grandissimo ci viene dalla noia, che ci permette di mantenere un occhio vigile, ma di permanere nel vuoto in attesa che qualcosa accasa. Di fronte a un problema per il quale non troviamo soluzione, mettiamoci nella forma mentis del pescatore: di fronte all’acqua, ad aspettare.

Prova anche tu: se sarai fortunata/o, non appena smetterai di pensare secondo i tuoi schemi, otterrai all’improvviso nuovi spunti di riflessione, che consentiranno alla mente di vedere la stessa cosa con occhio differente (come accade con l’umorismo, quando una stessa scena viene improvvisamente illuminata da una luce diversa).

IL GIOCO DEI SEI CAPPELLI

Nel libro di De Bono, ciascun cappello ha un colore differente e connotativo:

  • Cappello bianco: assenza di colore, indica neutralità. Con questo cappello ci si concentra sui dati di fatto.
  • Cappello rosso: il rosso suggerisce sentimenti, emozioni: si è autorizzati a dare libero sfogo alla emotività.
  • Cappello nero: il colore nero indica malinconia, pessimismo, quindi indica ciò che non si è fatto e che si sarebbe potuto fare.
  • Cappello giallo: è il colore della luce e dell’ottimismo, serve a individuare i benefici, i punti di forza di un’idea.
  • Cappello verde: il verde è il colore del prato, della fertilità, indica quindi la creatività. Si mette quando si vogliono cercare idee nuove e abbandonare il pensiero logico-razionale. Si usa il pensiero laterale.
  • Cappello blu: il colore del cielo e della calma. Serve a trarre conclusioni, definisce gli argomenti su cui indirizzare la conclusione.

Prova a giocare in questo modo: poniti di fronte a un problema; ad esempio una strada dissestata in cui è impossibile, a causa di un fosso, procedere. Ora immagina di essere un vigile, un automobilista, un ciclista, un gatto, un soldato, un mago (sono solo esempi, inventa ciò che preferisci).

La premessa è che un gruppo o un individuo contribuisce a risolvere un problema, solo se in grado di produrre idee nuove. Ora, immagina di impersonare via via i diversi personaggi e chiediti: “cosa farei se fossi …?”.

Questo è il primo passo per capire che a seconda di attitudini e vissuto, cambiano i punti di vista. Il secondo consiste nel chiedersi: in questi panni, come potrei risolvere al meglio la situazione? Il terzo: come posso convincere gli altri a seguirmi?

Ricapitolando:

0. Poniti un problema. Inventatelo.
1. Mettiti nei panni di un personaggio che ti ispira. Chiediti cosa faresti al suo posto.
2. Sempre nei panni del tuo personaggio, chiediti come risolveresti al meglio il problema.
3. Infine, come potresti convincere gli altri a seguirti e collaborare con te?

Nel porti la seconda domanda e la terza domanda, ricorda ciò che dice sempre Bill Gates: “Se si ha solo un martello, tutte le soluzioni avranno la forma di un chiodo”. Buon lavoro!

FONTI

  • E. De Bono, Creatività e pensiero laterale: Manuale di pratica della fantasia,

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