A PROPOSITO DI AIUTO E BUONE MANIERE
Oggi vogliamo riflettere sulla necessità di aiutare e di essere aiutati.
“Abbiamo già detto che i bambini risolvono da soli i loro problemi, ma non abbiamo detto come. Se noi li osserviamo senza intervenire, vediamo una cosa apparentemente strana; e cioè, che i bambini non si aiutano l’uno con l’altro come facciamo noi. Vi sono ragazzini che portano oggetti pesanti e nessuno degli altri si muove ad aiutarli. Si rispettano reciprocamente e intervengono solo quando l’aiuto è necessario. Questo ci illumina veramente, perché è evidente che essi intuiscono e rispettano il bisogno essenziale del bambino: quello di non essere aiutato inutilmente“.
Maria Montessori
Secondo Maria Montessori, i bambini hanno una grande capacità di comprendere quando qualcuno ha davvero bisogno di essere aiutato e quando invece il loro intervento non è necessario. Quello che manca al bambino, secondo la studiosa, è la capacità di distinguere un’emergenza reale da un’emergenza soggettiva. Purtroppo, invece di insegnare loro a riconoscere le situazioni di emergenza, gli adulti pretendono di trasformarli in gentiluomini, insegnando loro ad aiutare in situazioni nelle quali non ve ne sarebbe alcun bisogno.
“Spesso un gentiluomo, in virtù delle buone maniere, sposterà una seggiola a tavola quando una signora deve sedersi, mentre quella può benissimo sedere senza aiuto. Ma quando si affaccia la vera necessità tutto cambia. Quando ci vuole aiuto nessuno soccorre, quando di aiuto non c’è bisogno, aiutano tutti”.
Maria Montessori
Questo ci porta a due considerazioni: la prima, sull’utilità delle buone maniere (sia chiaro, noi siamo favorevoli a coltivare la gentilezza, intesa come atto di cura verso di sé e verso il mondo), la seconda, sul fatto che noi adulti non dovremmo aiutare i bambini se non è strettamente necessario. Solo lasciandoli liberi di compiere il massimo sforzo li aiuteremo davvero a crescere.
BIBLIOGRAFIA
Maria Montessori, La mente del bambino, Garzanti, 1999 (ed. originale 1948)
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