Educare alla bellezza: la salvezza del nostro mondo

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

Queste parole furono scritte da un giornalista, Peppino Impastato, tanti anni fa. Ve le riproponiamo, per riflettere insieme durante questa settimana.

Che cos’è la bellezza?

È una domanda forse banale, ma vale la pena porsela ogni volta che parliamo di intelligenza emotiva. In una società dominata dal progresso tecnologico, dalle mode, dagli status symbol, parlare di educazione alla bellezza è importantissimo.

Chiediamoci che messaggi stiamo inviando ai bambini sulla bellezza: un gioco pubblicizzato in TV? Uno zainetto alla moda? Un cellulare di ultima generazione? Forse qualcosa non va. Spesso confondiamo nell’immaginario collettivo ciò che appare con ciò che è bello. Seguiamo i canoni sociali diffusi, i bisogni indotti da una cultura del conformismo, la competizione serrata. Così corriamo il rischio di scambiare ciò che è bello con ciò che piace a tutti, uniformando un concetto che in realtà è l’apoteosi della personalizzazione.

I bambini per fortuna ci aiutano a riflettere sul concetto di vera bellezza è a riportarlo nelle nostre vite. Impariamo o riscopriamo, prendendo spunto dai più piccoli, la meraviglia: guardare il cielo, cercare le costellazioni, correre in un prato prendendoci per mano, ma anche più banalmente giocare insieme.

Quando ci donano un fiorellino raccolto con cura per dimostrarci amore e riconoscenza, i bambini ci parlano della bellezza. Loro ancora sanno cos’è: proviamo ad ascoltarli. È necessario che siano proprio gli adulti a riprendere il tema dell’educazione alla bellezza, guardando la vita con occhi nuovi. È un percorso educativo e formativo profondo che coinvolge il pensiero, l’osservazione, la riflessione.

Bisogna imparare ad andare oltre lo sguardo, oltre ciò che appare. Non è semplice in un mondo pervaso dall’esteriorità e dalla frenesia, che impedisce l’introspezione. Per questo così spesso parliamo di intelligenza emotiva ed empatia: è arrivato il momento di dedicare tempo al tempo, di scoprire ciò che vale per davvero, di superare lo sguardo svagato e superficiale.

Occorre ascoltare, portare alla luce le emozioni e le vibrazioni di quanto ci sta intorno, della vita e quindi di noi stessi. La bellezza sta qui, più vicino di quanto si pensi: non servono stanze piene di giochi o vestiti all’ultima moda, ma un cuore aperto e ricettivo.

Ecco sette spunti per allenarci a riscoprire la bellezza, allenandoci quotidianamente. Uno al giorno, per una settimana.

Bellezza è stupore

Come quello che potete ammirare sul volto di un bambino quando vede una farfalla (o un giocattolo nuovo). Impariamo da quell’espressione, impariamo a fare nostre la meraviglia e lo stupore, applicandole nella vita quotidiana. E ai bambini, insegniamo che in quest’espressione è racchiusa la felicità di chi ammira la bellezza.

Bellezza è scoperta

Questa settimana, scegliete qualcosa da scoprire. Può essere un animale, un dinosauro, una nuova ricetta da preparare insieme ai bambini. Liberiamoci della routine e usciamo dagli schemi: vedrete che il risultato sarà molto bello. I bambini sono esempi incredibili di curiosità e scoperta: prendiamo esempio.

Bellezza è unicità

E’ bello scoprire che siamo speciali, che ciascuno di noi è unico. E allora, perché non proviamo insieme a fare il gioco dell’unicità: cerchiamo insieme qualcosa che ci rende diversi da tutti gli altri  membri della famiglia o della classe. Un modo particolare per imparare ad apprezzare l’unicità e la diversità, osservandole come le due facce di una stessa medaglia.

Bellezza è diversità

Alleniamoci a vedere la bellezza in qualcosa di diverso dal solito. Per imparare a vedere la bellezza della diversità possiamo fare in modo simile al gioco dell’unicità, ma con una differenza: invece che cercare cosa ci rende diversi dagli altri, cerchiamo una caratteristica che rende gli altri diversi da noi. Facciamo il gioco della diversità dopo quello dell’unicità: impareremo che anche gli altri sono speciali.

Bellezza è rispetto

Rispetto per la vita, rispetto per gli altri, rispetto per il mondo che ci circonda. Insegniamo ai bambini (e impariamo noi per primi) che rispettare è bello.

Bellezza è gratitudine

Quanto è bello dire grazie? O fare un piccolo dono? Secondo noi, bellissimo. Se tutti ringraziassimo il mondo sarebbe un posto migliore. Proviamoci: ringraziamo quando qualcuno fa qualcosa per noi e pensiamo a quanto è importante questo gesto.

Bellezza è libertà

Libertà di fare qualcosa di inaspettato, fuori dagli schemi. Magari, di farlo insieme ai bambini: un’eccezione alle regole. Senza dimenticarci del rispetto e della gratitudine per la libertà che ci stiamo prendendo.
È ancora possibile  parlare di educazione alla Bellezza? Peppino Impastato sognava una terra libera dall’abitudine e dalla rassegnazione, facendo leva proprio sull’educazione alla bellezza. E altri, prima e dopo di lui, hanno creduto nella possibilità che la Bellezza possa salvare il mondo, perché l’uomo ha bisogno di contemplare ciò che è bello, per essere elevato alla Verità e alla Bontà.

L’educazione alla Bellezza diventa, quindi, essenziale per la persona umana, perché essa stessa possa riconoscersi come “cosa bella” e, di conseguenza, come partecipe di bontà e di verità.

Chi è educato alla Bellezza, è capace di sviluppare capacità relazionali degne del suo essere personale, perché riconosce che l’oggetto possiede una bellezza intrinseca, che deriva dalla sua partecipazione alla Bellezza dell’Essere, e non dal gusto personale di chi guarda. Per questo, il gusto è facoltà da educare, al pari delle altre facoltà umane, perché l’uomo, unico essere al mondo che necessita di educazione e aspira alla Bellezza, possa essere ricondotto al grande albero dell’Essere, da cui, spesso inconsapevolmente, trae la sua linfa e il suo sostentamento.

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