Educare non significa accontentare

Tutti i genitori e gli educatori sono costantemente alle prese con richieste e piccoli capricci. A volte più contenuti, a volte difficili da gestire, specie se siamo in pubblico. Ciascuno gestisce questi momenti a modo suo, ma c’è un motivo di fondo, un principio che dovremmo sempre ricordare:

Educare non significa accontentare.

Non sempre, non a qualsiasi costo, non se si tratta di cedere a un capriccio. Vale la pena ricordare che non si smette mai di imparare. Un bambino che, di fronte ai capricci, viene accontentato, imparerà che quella è la strada migliore per soddisfare un suo bisogno.

Imparare ad accettare un no, un rifiuto è essenziale per poter vivere felici: non sarà sempre tutto rose e fiori da grandi! La resilienza è indispensabile per una crescita equilibrata.

Non siamo per un’educazione integralista, è giusto che l’eccezione alla regola ci sia, però non bisogna mantenere il controllo sulla situazione. Accontentare si può, ed è giusto, a patto che la richiesta sia ragionevole. O che, se si sta cedendo a un piccolo capriccio, non diventi la routine.

Invece, è bene chiedersi sempre quale sia il bisogno che porta ad una richiesta. Perché se da un lato è importante far valere i propri no, dall’altro bisogna riflettere, mettersi nei panni del bambino e interpretare i suoi bisogni. Abbiamo scelto questo tema per il gioco-esercizio di oggi.

La domanda magica

La prossima volta che i vostri figli vi chiederanno qualcosa (qualcosa per cui valga la pena fermarsi a riflettere un attimo, non certo se si tratta di un fazzoletto o un bicchier d’acqua) provate a porre questa magica domanda:

“Se ti accontento, cosa cambierà in te? Cosa imparerai?”

Rispondete insieme. Fatelo con leggerezza (che non vuol dire senza serietà, ma unicamente senza melodrammi), onestà e schiettezza. E ricordate: siete genitori. Avete il compito di educare, anche quando questo significa scontentare i bambini. Se manca una risposta convincente alla magica domanda, è meglio evitare. Se dietro la richiesta c’è un bisogno reale, con questo gioco-esercizio la porteremo alla luce.

Dopo le prime volte, la riflessione diverrà immediata e non sarà necessario fermarsi a discutere. Non è necessario che diventi un’ossessione per voi né per i bambini. Serve però a ricordarsi l’importanza della riflessione nel proprio compito educativo. Soprattutto, serve ad argomentare insieme ai bambini i motivi di un rifiuto, in modo tale che sappiano, quando si sentiranno dire di no, il perché di quella scelta.

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