Educazione sessuale: amare è vincere i tabù

Mamma, che cos’è una “mignotta”?

La nostra riflessione sull’educazione sessuale parte da una domanda a bruciapelo, fatta qualche giorno fa da un bimbo di quasi sette anni, ancora più scomoda di interrogativi su come nascono i bambini o perché i maschietti hanno il pisellino e le femminucce no.

Tutti ci aspetteremmo di introdurre i temi dell’educazione sessuale a partire dal focus più ovvio, cioè come nascono i bambini. In realtà il mondo dell’infanzia è terribilmente cambiato, sottoposto a stimoli e pressioni che ci portano a riflettere sulla sessualità in modo molto più delicato, più ampio e spesso più brutale. In un modo che, da adulti, non sempre siamo disposti ad affrontare.

E’ facile pensare ai nostri bambini circondati da albi colorati che ci raccontano come, dall’amore di due adulti, arrivi un piccolo fagottino da coccolare. E’ molto confortevole pensare all’infanzia come a una bolla rosa e profumata in cui i nostri cuccioli scoprono stimoli sensoriali e meravigliosi mondi fiabeschi.

Poi ti alzi una mattina e senti la fatidica frase: “Mamma, che cos’è una mignotta?”

DI FRONTE ALLE DOMANDE DEI BAMBINI SERVE IL CORAGGIO DELLA VERITA’

Significa che quel bambino, da qualche parte e tu non sai nemmeno bene dove, ha sentito una parola insolita, capendo che era una parola “scomoda” e intuendo anche che c’era qualcosa di non facilmente spiegabile da parte di un adulto.

Capisci che non vive in quel mondo ovattato che desidereresti per lui, che forse prima di te qualcuno gli accennerà cose su temi delicati, magari non nel modo più adatto, che si farà idee giuste o sbagliate e che tra 5, 6, 7 anni, quando sarà adolescente, nemmeno più avrà voglia di condividere le sue domande con te.

Capisci che vuole sfidare il tuo imbarazzo: il tuo vacillare o i tuoi silenzi rappresentano il bivio da cui partirà l’evoluzione del tuo rapporto con quel bambino in futuro.

EDUCAZIONE SESSUALE E’ DARE STRUMENTI PER AFFRONTARE UN MONDO COMPLESSO

Eccoci, all’improvviso, proiettati nel mondo dell’educazione sessuale.

Come faccio a spiegare a mio figlio che “mignotta” è un brutto appellativo per una donna, che presuppone la vendita di un corpo, la mercificazione più o meno volontaria di sé, l’utilizzo del sesso come strumento fine a se stesso?

Come faccio a spiegargli che il sesso è altro, non scambio momentaneo tra corpi, ma contatto di anime?
Come racconto che, nell’essere scelta duratura o occasionale, deve presupporre il rispetto ed il consenso di entrambi?

E così, a partire da una domanda, abbiamo cercato di capire che cosa è oggi l’educazione sessuale, come possiamo affrontarla e soprattutto come, partendo da quest’ambito così delicato, possiamo provare a costruire un rapporto di apertura, fiducia e comprensione duraturo nel tempo.

Educare, oggi come non mai, significa aprirsi, essere punto di riferimento forte, aiutare a “centrarsi”, ad avere strumenti per camminare in equilibrio sul filo della vita. Dire la verità, senza nasconderci.

EDUCAZIONE SESSUALE E’ EDUCAZIONE AFFETTIVA

Non sempre, per tabù, si parla di sesso in famiglia. A volte perchè non è facile entrare nell’intimità di ciascuno, altre perché temiamo che siano temi troppo delicati per un bambino. Noi riteniamo che, come spunto per affrontare qualsiasi tematica, dalle più semplici alle più complesse, si debbano tener presenti due aspetti della vita familiare e sociale:

  • Non si può pretendere rispetto senza conoscenza
  • I bambini hanno bisogno di strumenti adeguati per vivere in un mondo sempre più complesso (e capiscono più di quanto ci immaginiamo)

Parlare di educazione sessuale oggi significa prima di tutto affrontare il tema dell’educazione affettiva. In un mondo di corpi mercificati, svelati, pubblicizzati (il bambino che ora mi fa domande potrebbe un domani trovarsi in un gruppo Whatsapp in cui girano immagini di adolescenti mezzi nudi), il sesso deve essere spiegato con semplicità, ma, soprattutto con sincerità, nel rispetto di ciascun individuo e della sua unicità e diversità.

Il dono più grande che un genitore può fare al figlio è chiamare le cose con il loro nome, dicendo la verità. L’ideale è partire da domande specifiche del bambino, dando una spiegazione comprensibile, ma semplice. Ognuno ha un punto di partenza per introdurre il tema della sessualità, soprattutto perché ognuno ha un vissuto unico con i figli e spesso le domande nascono dalla quotidianità, da ciò che viviamo o sentiamo.

Spiegare senza nascondersi è anche un buon modo per far capire che l’utilizzo inutile di termini volgari rende volgare il tutto e rischia di portare l’adulto a non rispondere più a nessuna domanda. Un po’ il discorso delle parolacce: se li riprendiamo con un “Non si dice!”, ripeteranno il termine incriminato per sfida. Se gli diciamo “Non si dice perché significa XXX e non è una gran cosa usare un’espressione di questo tipo …” possiamo nutrire la speranza che ci pensino, prima di parlare.

EDUCAZIONE SESSUALE E’ SCOPERTA DI SE’

L’educazione sessuale che un genitore deve trasmettere comprende il riconoscimento del proprio corpo e della sua identità sessuale, l’essere maschio o femmina per intenderci, e il rispetto per la diversità dell’altro. Significa anche e soprattutto dare gli strumenti affettivi per vivere il sesso con equilibrio: la sessualità non è esibizione, non è ricatto, non è sfida. E’ parte della vita di ciascuno.

E’ amore o, più in generale CONSAPEVOLE desiderio di stare insieme a una persona. CONSAPEVOLE è la parola magica. Il sesso non è il rapporto sessuale. E’ intimità: concetto difficile da spiegare a un bambino, ma importante. E’ sentirsi così vicini a una persona da desiderare la condivisione di tutto ciò che è noi stessi, cuore in primis. Solo parlando con sincerità e magari facendoci aiutare da esperti o libri in materia, possiamo dare ai bambini la sicurezza più grande: quella di poter contare su di noi.

a cura di Alessia de Falco

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