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I bambini hanno diritto ad avere paura

Chi ha paura del buio? La maggior parte dei bambini ha delle paure che fanno sorridere gli adulti. La paura del buio è un classico esempio.
Eppure, migliaia di anni fa, se un bambino si fosse avventurato al buio a colpo sicuro, con tutta probabilità sarebbe finito in pasto a qualche animale. Allontanarsi dal fuoco che rischiarava le grotte e le capanne, lasciare la luce per l’oscurità, sarebbe stato un gesto pericoloso e – in più di un caso – fatale. Ecco spiegate le origini della paura del buio. In modo simile, gran parte delle paure dei bambini e degli adulti si possono spiegare cercandone l’origine nel corso della nostra storia. Quasi tutte le paure sono intelligenti; infatti, ci spingono ad evitare fonti di pericolo che potrebbero farci male. La paura è una corazza psicologica robusta, sicuramente più forte di quanto lo siano le nostre braccia e le nostre gambe.

Il problema è che, oggi, molte di queste paure, non hanno più alcuna ragione di esistere. Le camerette dei bambini, nonostante il buio, sono estremamente sicure. Anche dormire lontani dai genitori – a differenza della preistoria – non presenta rischi. Questo, però, i bambini non lo sanno. O meglio: possiamo spiegarglielo attraverso la logica, ma il loro cervello emotivo rimarrà permeato da una paura inspiegabile.
Ebbene, i bambini hanno diritto alla paura: hanno diritto di vedere riconosciuto il proprio diritto ad avere paura, senza diventare oggetto di scherno. Apostrofare un bambino perché teme il buio significa convincerlo del fatto che è sbagliato, che vale meno degli altri e che in lui c’è qualcosa che non va.

Questo, d’altro canto, non significa accettare le paure dei bambini e rassegnarsi a vederli diciottenni nel lettone! Assolutamente no; però, dobbiamo comprendere il meccanismo della paura per sconfiggerla. Dobbiamo riconoscere queste paure, far capire ai bambini che hanno la nostra comprensione e poi lavorare sul coraggio, sul rispetto e sul sospetto.
Il sospetto è quella dote che ci spinge oltre la pigrizia: anche se il nostro mondo è molto diverso – e per certi versi meno pericoloso di quello preistorico – il sospetto, inteso come indagine critica della novità, non dovrebbe mai mancare.
Il rispetto è il compagno inseparabile del sospetto: dobbiamo imparare a rispettare tutto ciò che avviene al di fuori di noi, a rispettare l’altro da sé. Anche se individuiamo una fonte di pericolo, non dovrebbe venire meno il rispetto (ad esempio: potrei avere paura delle api, per via del loro pungiglione, eppure rispettarle come esseri degni di vivere al pari mio)!
Infine, il coraggio: educare i bambini al coraggio significa, attraverso il nostro esempio, guidarli ad agire anche in contesti di incertezza e educarli a mettersi in gioco. Ma attenzione: il coraggio non dovrebbe mai trasformarsi in temerarietà.
Accanto al lavoro su questi tre elementi, occorrerà una buona dose di pazienza, amore in quantità e una certa sensibilità, per evitare di far sentire inadeguati i nostri bambini.

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