IL BULLISMO SI SCONFIGGE FACENDO SQUADRA

Due riflessioni dello psichiatra Paolo Crepet a proposito di bullismo.

“I bulli sono ragazzi diseducati che tentano di apparire attraverso la violenza. Anche un tempo c’erano giovani violenti e vittime ma succedevano cose diverse. E il fenomeno non interessa più solo i ragazzi ma anche ragazze e giovani donne, diventate violente e vittime dell’alcolismo e della droga.
Oggigiorno si sospendono i bulli – ha detto Crepet – così che questi sono ancora più contenti di non andare a scuola. Invece bisognerebbe costringerli a studiare e riparare quello che hanno danneggiato, come quei ragazzi che avevano allagato i bagni della scuola. Questa dovrebbe essere la pena, non corporale ovviamente”.

La soluzione è quella di recuperare il concetto di comunità educante.

Non esiste più la famiglia, spiega, i genitori sono part time, non hanno più (e non vogliono averlo anche se talvolta non lo ammettono) un ruolo principale nella crescita e nell’educazione dei figli. Per mancanza di tempo, perché la società li obbliga a vivere con l’ acceleratore premuto al massimo. è per questo che i ragazzi perdono i punti di riferimento e il bullismo trova terreno fertile. La scuola ha un ruolo importante, forse decisivo, per combattere questo fenomeno. Dobbiamo imparare dagli altri – dice Crepet – in questo caso dall’Inghilterra, dove è stata adottata la pair education.
Si spieghi. È una sorta di educazione alla pari. Prendiamo il caso di una scuola media, tipo quella di Genova dove si è verificato l’ ultimo episodio di bullismo. Un bambino di terza viene gemellato a uno di prima. Come se fosse un fratello maggiore. Lo aiuta a raggiungere la fermata del bus, a portare la cartella, lo difende dai più grandi, segnala ai professori se c’ è un problema. Questo aiuta a fare gruppo, ognuno non è più abbandonato a se stesso. Io suggerirei un’ esperienza del genere, secondo me
taglierebbe le gambe al bullismo.
La seconda proposta è un patto famiglia-scuola. Al momento dell’ iscrizione, viene sancito un accordo proprio per coinvolgere i genitori. Faccio un esempio sugli orari. Il preside stabilisce l’ obbligo di venire a prendere i figli. Se loro accettano bene, in caso contrario cambiano istituto e vengono presi dei provvedimenti. Non tollero le offese verbali, fisiche? Bene, lo metto per iscritto, ma chi sgarra viene mandato via. Sono piccoli accorgimenti a costo zero, ma che possono fare bene
“.

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