Il fine della vita consiste nel viverla intensamente, amare la vita e accettare la morte

Elaborazione digitale. Opera originale: Zandomeneghi, F. (non datato). L’attesa. 

Una bellissima riflessione di Eric Fromm sul fine della vita e sull’accettazione di se stessi.

Tratto da: Fromm, E. (1987). Psicoanalisi della società contemporanea. Mondadori

Il fine della vita consiste nel viverla intensamente, nel nascere completamente, nel diventare completamente desti. Superare le idee della grandiosità infantile per entrare nella coscienza della nostra forza effettiva seppur limitata; esser capaci di accettare il paradosso che ognuno di noi è la cosa più importante che vi sia nell’universo e, nello stesso tempo, non è più importante di una mosca o di un filo d’erba.
Esser capaci di amare la vita e di accettare la morte senza terrore; di sopportare l’incertezza riguardo ai problemi più importanti con cui la vita ci mette a confronto, e nondimeno aver fiducia nel nostro pensiero e nel nostro sentimento in quanto essi sono veramente nostri; esser capaci di esser soli e, nello stesso tempo, uno con la persona amata, con ogni fratello su questa terra, con ogni cosa vivente; seguire la voce della nostra coscienza, la voce che ci richiama a noi stessi e però non indulgere all’odio contro se stessi quando la voce della coscienza non è stata abbastanza forte per esser udita o seguita.

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