Il miglior rimedio all’opposizione è il rispetto

Perché alcuni bambini si comportano in modo oppositivo e provocatorio? Intorno ai 36 mesi i bambini vivono un momento chiamato “crisi dell’opposizione”; è il periodo dei “no” ed è naturale per la maggior parte dei bambini. È un momento delicato per i genitori, perché siamo chiamati a confrontarci con la frustrazione e con il dubbio di aver sbagliato qualcosa. Di più: questa fase critica mette alla prova il rispetto che proviamo per i bambini.
In questa breve lettura tratta dal libro “Comprendere i bambini” la neuropsichiatra infantile Silvana Quattrocchi Montanaro ci offre alcuni preziosi suggerimenti:

“Molto pericoloso per il futuro degli esseri umani è anche il far sperimentare ai bambini che la vita si svolge sempre e soltanto in modo conflittuale e che per affermare se stessi bisogna farlo sempre in opposizione agli altri. È nostra responsabilità verso i bambini, futuro dell’umanità, offrire loro un modello di rapporto con gli altri che rispetti la persona e consenta a tutti coloro che vivono insieme di esprimere opinioni e di fare scelte.
Tutto questo comincia molto presto, comincia con i neonati e a tre anni è già completato il modello della persona che si sta incarnando nei bambini: essi desiderano la libertà e il rispetto e noi dobbiamo creare comunità familiari e sociali nelle quali questi valori siano veri e operanti.

Il periodo della crisi dell’opposizione è anche il momento nel quale i bambini cominciano a comprendere il tempo e a stabilire alcune relazioni con il passato e il futuro. È perciò indispensabile essere molto cauti nel fare promesse e quando si fanno bisogna mantenerle. Anche questo è parte del rispetto verso i bambini e della considerazione loro dovuta: pensare che sono piccoli e dimenticano facilmente è un altro errore di valutazione delle loro capacità. Quando è veramente impossibile tenere fede al nostro impegno bisogna ammetterlo, scusarsene e proporre un’alternativa. I bambini sono generosi e non si aspettano da noi la perfezione, ma un rapporto onesto, nel quale si deve dimostrare la nostra volontà di collaborare con loro.

Educare è difficile perché nella relazione educativa siamo posti di fronte al nostro vero Io, siamo costretti a domandarci se crediamo veramente in tutto ciò che diciamo e se abbiamo fiducia nelle grandi potenzialità di ogni essere umano. Quando abbiamo responsabilità educative dobbiamo prendere la decisione di offrire ai bambini che vivono con noi la possibilità di crescere in un ambiente che “aiuta la vita”. Ogni famiglia e comunità sono educative per tutti coloro che ne fanno parte, ma gli adulti hanno nelle loro mani il potere di cambiare l’ambiente e devono usarlo per favorire lo sviluppo di tutti”.

BIBLIOGRAFIA
S. Quattrocchi Montanaro, Comprendere i bambini, 2019 (ed. or. 1998), Di Renzo Editore

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