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Inglese? Un disastro. Due terzi degli studenti italiani non capiscono quello che ascoltano

L’inglese si impara a scuola? A giudicare dai risultati dei test Invalsi, no. Infatti, solo il 51% degli studenti al 13 anno di scuola raggiunge il livello B2 per quanto riguarda la lettura e comprensione di un testo in inglese. Ma è nelle prove di ascolto che tocchiamo il fondo: solo il 35% degli studenti raggiunge il B2.
E uno studente su quattro si ferma al B1, vale a dire un livello di competenza basso se confrontato col numero di ore di insegnamento dedicate all’inglese. Nelle regioni del Sud, le percentuali sono ancora più sconfortanti.

L’inglese è fondamentale, tanto per il mondo del lavoro quanto per il lifelong learning: la maggior parte dei corsi di aggiornamento e approfondimento online (compresi i MOOC, grande opportunità di apprendimento che il nostro paese ancora non sfrutta appieno) sono erogati proprio in lingua inglese. Non conoscere questa lingua significa precludersi opportunità di carriera importanti, ma sopratutto ci costringe a coltivare una visione limitata della conoscenza: tante pubblicazioni innovative nel campo dell’educazione e della didattica sono tuttora non tradotte in italiano.

Dove potremmo migliorare? La presenza di insegnanti madrelingua potrebbe risolvere gran parte del problema, o perlomeno riequilibrare il deficit nella comprensione dell’inglese (che, inevitabilmente, si ripercuote sulla capacità di parlarlo). Purtroppo, una didattica eccessivamente focalizzata sui libri di testo e sulla grammatica, ma carente di esercizi di ascolto – come quella in atto nel nostro paese – non funziona.
Un elemento cruciale è legato alla formazione continua degli insegnanti di inglese non madrelingua: la loro conoscenza dell’inglese, scritto e parlato, è sufficiente a raggiungere un livello C2 (l’equivalente del Certificate of Proficiency in English)? Introdurre il possesso del livello C2 come soglia di sbarramento per accedere all’insegnamento dell’inglese, insieme ad un buon programma di formazione continua, potrebbe essere una soluzione. Purtroppo, la sua applicazione è decisamente irrealistica.

FONTI

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