Insegniamo ai ragazzi a non promettere quel che non possono mantenere

Oggi ti proponiamo un breve pensiero su quel che si promette, cominciando da qui:

L’uomo nobile d’animo proverebbe vergogna a promettere più di quanto sia realizzabile“.
Confucio

Quanti di noi pesano davvero le promesse che fanno? Le parole di Confucio dovrebbero indurre alla riflessione più d’una persona: sono un valido insegnamento per uomini politici e dei media, ma anche per il genitore comune. Le parole che usiamo, specialmente le parole promesse, sono come l’acqua versata: non si possono rimettere nel secchio, sono perdute per sempre. Ecco perché, Confucio, proponeva una via per la nobiltà fatta di azione: “l’uomo nobile d’animo preferisce essere lento nell’esprimersi e diligente nell’agire. Prima pratica quanto sta per dire, poi si esprime“.

In famiglia, ma anche a scuola, capita spesso di sentire parole gettate al vento: promesse che non verranno mai realizzate, fatte unicamente con la speranza che il nostro interlocutore le dimentichi al più presto (“domani compreremo quel gioco”, “andremo di qua”, “andremo di là”). Alla prova dei fatti, sono parole innocue, di solito. Eppure, questi atteggiamenti fanno crescere dentro di noi e dentro l’animo dei bambini l’idea che le parole si possano utilizzare e spendere a caso, che non abbiano importanza.

Prendiamo esempio da Confucio e dal suo pensiero: scegliamo di parlare di meno e di agire di più, ma soprattutto, impegniamoci a parlare con coerenza, senza promettere quel che sappiamo di non poter mantenere.

FONTI

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