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A cosa serve l’educazione emotiva? Ecco gli obiettivi

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Vi siete mai domandati “a cosa serve l’educazione emotiva“? In questo articolo risponderà ai vostri dubbi.

L’educazione emotiva rientra in quel curricolo pedagogico che viene anche chiamato “scienza del sé“: un corpo di insegnamenti trasversali con l’obiettivo di educare bambini, ragazzi (e adulti) a conoscere meglio sé stessi, i propri schemi emotivi e gli schemi mentali.

Conoscere sé stessi e il modo in cui ci relazioniamo con gli altri produce alcuni benefici notevoli. Infatti ci aiuta a:

  1. Essere autoconsapevoli: osservare se stessi e riconoscere i propri sentimenti; costruire un vocabolario per i sentimenti; conoscere il rapporto tra pensieri, sentimenti e reazioni.
  2. Decidere personalmente: esaminare le proprie azioni e conoscerne le conseguenze; sapere se una decisione è dettata dal pensiero o dal sentimento; applicare queste idee a questioni quali il sesso e la droga.
  3. Controllare i sentimenti: “colloquiare con se stessi” allo scopo di cogliere messaggi negativi come le autodenigrazioni; capire che cosa c’è dietro un sentimento (ad esempio il senso di offesa che è sotteso alla collera); trovare modi di controllare le paure e le ansie, la collera e la tristezza.
  4. Controllare lo stress: imparare il valore dell’esercizio, della immaginazione guidata e dei metodi di rilassamento.
  5. Essere empatici: comprendere i sentimenti e le preoccupazioni degli altri e assumere il loro punto di vista; apprezzare i diversi modi con cui le persone guardano alla realtà.
  6. Comunicare: parlare dei sentimenti con efficacia; saper ascoltare e saper domandare; distinguere tra ciò che qualcuno fa o dice e le tue reazioni o i tuoi giudizi al riguardo; esporre il proprio punto di vista invece di incolpare gli altri.
  7. Essere aperti: apprezzare l’apertura e costruire la fiducia in un rapporto; sapere quando si può parlare dei propri sentimenti privati senza correre rischi.
  8. Essere perspicaci: identificare modelli tipici nella propria vita emotiva e nelle proprie reazioni; riconoscere modelli simili negli altri.
  9. Autoaccettarsi: sentirsi orgoglioso di sé e considerarsi in una luce positiva; riconoscere i propri punti forti e le proprie debolezze; essere capaci di ridere di se stessi.
  10. Essere personalmente responsabili: assumersi le responsabilità; riconoscere le conseguenze delle proprie decisioni e azioni; accettare i propri sentimenti e umori; portare a compimento gli impegni assunti (ad esempio nello studio).
  11. Essere sicuri di sé: affermare i propri interessi e sentimenti senza rabbia o passività.
  12. Saper entrare nella dinamica di gruppo: saper collaborare; sapere quando e come comandare e quando e come eseguire.
  13. Saper risolvere i conflitti: saper affrontare lealmente gli altri ragazzi, i genitori, gli insegnanti; saper negoziare i compromessi in maniera che ambo le parti restino soddisfatte.

Sono questi gli obiettivi dell’educazione emotiva. Traguardi tutt’altro che scontati o banali: diventare competenti in queste aree significa diventare adulti socialmente competenti, capaci di vivere in comunità e di apportare un contributo significativo alla propria rete sociale.

PER EDUCARE CON LE FAVOLE:

Per aiutare i più piccoli a riconoscere le emozioni e a coltivare le buone pratiche che ci fanno stare meglio abbiamo scritto la raccolta di racconti “Cuorfolletto e i suoi amici”.

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BIBLIOGRAFIA
D. Goleman, Intelligenza emotiva, BUR, 2011
Karen F. Stone e Harold Q. Dillehunt, “Self Science: The Subiect Is Me”, Santa Monica, Goodyear Publishing Co., 1978.

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