Le cianfrusaglie dei bambini

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Tratto da: Rosa Agazzi, Guida per le educatrici d’infanzia, La scuola, Brescia, 1944

“Le tasche dei bambini rigurgitano, talvolta, di cose non tutte belle, non sempre nitide, anzi di frequente brutte, sudice e pericolose. Scatolette, chiodi, bottoni, pezzi di gomma, nastri, cordelle, tappi, frutta si mescolano alle marmorine, rubando posto al moccichino.
Una volta, quando il maestro sorprendeva il ragazzo a giocare con le sue cianfrusaglie mentre egli stava insegnando l’alfabeto, era autorizzato dopo averle buttate dalla finestra, o sul tetto delle case vicine, a castigarlo. Poi venne l’uso di sottoporre i bambini ad una visita giornaliera delle loro tasche per sollevarle di tutto quanto non aveva attinenza con la scuola.
Partecipai io pure al ciclo innovatore della disciplina scolastica; però, le mie ispezioni “borsaiole” tramontarono fin dai primi giorni in cui venni chiamata a dirigere una piccola scuola materna. Rammento un fatto. Le tasche dei miei trenta bambini, rovistate, avevano dato un discreto contingente di chiodi, castagne crude, sassolini, gusci di noce. L’ultimo della schiera, un povero bambino linfatico che male si reggeva sulle gambe arcuate, con insolita sveltezza tolse dalle tasche una cosa, con l’intento di sottrarla alla mia revisione. Ma la piccola mano non la conteneva, talché, vistosi scoperto, il bambino non seppe nascondere la propria confusione. Ho presenti le piccole labbra di cera uscire tremanti in un’espressione dialettale che voleva dire “È così bello”!, accompagnata da uno sguardo che pareva preghiera. Guardai: era il coccio di una scodella orlata d’oro. Sorridendo per non infrangere la regola posai il coccio accanto alle altre cose requisite, ma un nodo d’angoscia mi serrò la gola. Un coccio potevFa fare per un giorno la felicità di quell’infelice, e la scuola glielo rapiva.
Mi sovvenni di quando la mia infantile immaginazione aveva sovente avuto per oggetto cocci dal labbro d’oro; mi sovvenni come ne andassi gelosa. Da quel giorno cominciai a guardare in me stessa per scoprirvi cose che sui libri non avevo imparato. E capii che per meritare la confidenza e la sincerità dei bambini, anziché sottrarre quelle minute cose, dovevo invogliare loro stessi a mostrarle a me come fossi una compagna di giuoco”.

NOTA: Queste cianfrusaglie diventarono un elemento importante all’interno del metodo delle sorelle Agazzi. Nelle loro scuole infatti era presente un “museo delle cianfrusaglie”: una stanza o una porzione di stanza adibita ad esporre e conservare questi piccoli oggetti raccolti e custoditi gelosamente dai bambini.

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