Le nuove tecnologie? Non favoriscono l’apprendimento

La nuova tecnologia ha il potere di trasformare la didattica e innovare il mondo della scuola? Gli ultimi due decenni confermano il contrario: alla base del successo formativo non troviamo gli strumenti (come, appunto, la tecnologia), ma le competenze educative e didattiche. A questo si aggiunge la “bufala” del multitasking: non è vero che fare più cose insieme e saltare da un argomento all’altro ci aiuta ad imparare più velocemente. Al contrario, rende l’apprendimento lento e difficoltoso.
Ecco il parere del pedagogista Daniele Novara (tratto dal libro “Non è colpa dei bambini: Come rinunciando all’educazione stiamo rinunciando al nostro futuro“):

“L’introduzione del digitale nella scuola è stata fortemente voluta dal ministero, che ha cercato di favorire attraverso bandi e finanziamenti l’innovazione delle infrastrutture tecnologiche scolastiche. Ma non sembra esserci un investimento corrispondente per trasformare la didattica.
Usare una nuova tecnologia senza attivare un nuova didattica non serve a niente, anzi, favorisce chi vende gli strumenti digitali senza che bambini e ragazzi imparino meglio o di più. Una ricerca belga-finlandese pubblicata sulla rivista «Teaching and Teacher Education» ha dimostrato che un utilizzo maggiore del digitale non porta un effettivo miglioramento rispetto al passato.6 I due ricercatori hanno analizzato la letteratura scientifica sul tema e hanno concluso che, dal punto di vista cognitivo, non è vero che i nuovi bambini e ragazzi nati nell’epoca della diffusione delle tecnologie digitali presentino competenze diverse o superiori alle generazioni precedenti.

Anzi, rispetto alla convinzione comunemente diffusa che vorrebbe i nativi digitali abili nel multitasking, i risultati sono stati deludenti, e la conclusione perentoria: «Quando svolgiamo più attività insieme, in realtà il nostro cervello le alterna a intervalli rapidissimi. E questo ci obbliga a caricare rapidamente nella nostra memoria le informazioni necessarie a un compito, per poi rimuoverle e far posto a quelle utili a eseguirne un altro. Uno sforzo mentale che affatica, fa commettere errori e allunga i tempi dell’apprendimento». Tablet e nuove tecnologie, con le infinite possibilità di attività contemporanee che offrono, disturbano e deprivano le capacità di concentrazione, peggiorano l’attenzione e di conseguenza il processo di formazione. E, purtroppo, non sembra davvero che nella scuola italiana, avviata verso la trasformazione digitale, esista di pari passo un progetto pedagogico scientificamente fondato orientato a una vera innovazione”.

A queste considerazioni di Daniele Novara, vogliamo aggiungere però un elemento positivo: la tecnologia ci ha regalato esempi di alta formazione, come i MOOC offerti dalle università più prestigiose del mondo. La differenza? È nella progettazione: si è sfruttato il mezzo per amplificare un buon progetto formativo.
Nel nostro paese è accaduto il contrario: si è cammuffata una didattica in difficoltà dietro la maschera della scuola tecnologica. L’innovazione, nel nostro caso, è un ritorno al passato: solo rimettendo al centro i contenuti sarà possibile declinarli “al digitale”.

BIBLIOGRAFIA
Daniele Novara, Non è colpa dei bambini: Come rinunciando all’educazione stiamo rinunciando al nostro futuro, BUR, 2017

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