Le paludi dell’infelicità
Lo spirito, quanto più si avvicina all’eccellenza, tanto meno lascia alla noia.
A. Schopenauer
I mali che affligono i bambini del ventunesimo secolo
Franco Frabboni, nella sua prefazione al bellissimo saggio Educazione e Felicità evidenzia quattro insidie che rischiano di trascinare i bambini nella spirale dell’infelicità, quattro voragini che definisce paludi dell’infelicità.
Prima Palude – Il pensiero unico
La nostra società ci sta imponendo con la forza dei canoni e dei modelli, un “abito unico” rappresentato dalle mode e dalla distribuzione di massa, un “piatto unico”, quello dell’industria alimentare multinazionale e delle grandi catene di ristoranti e fast food, dei “sentimenti unici” propagandati dai media, “week end e vacanze uniche”, insomma, stiamo assistendo alla nascita della mente unica. Questa conduce all’infelicità.
La mente è una macchina che va esercitata, utilizzare i dati preconfezionati forniti dal mondo finisce per metterla fuori uso. E la felicità non si trova negli oggetti, bensì nella rielaborazione che la nostra mente offre per quegli oggetti. In sostanza, se la società dei consumi divora la nostra capacità di analisi, di sintesi, di rielaborazione, si sta portando via con esse nientemeno che la felicità.
Scopri i danni del consumismo: i bambini viziati e che hanno troppo sono incapaci di essere felici.
Seconda Palude – Il bambino del sabato
Il nostro mondo guarda all’età adulta come alla stagione migliore della vita. Gli adulti lavorano, producono e consumano. I bambini no. E allora, trasformiamo i bambini in piccoli adulti! Mandiamoli a scuola prima, facciamo sì che conludano prima gli studi, riduciamo l’infanzia a un bonsai. Questo è avvenuto, l’infanzia si è ridotta a una miniatura deforme di quel che era.
Il nostro mondo fornisce ai bambini degli occhiali speciali per vedere meglio: sono le lenti che fanno vedere con gli occhi di un adulto. Il prezzo, però, è salato: il mondo apparirà loro confuso, annebbiato, inadeguato.
Terza Palude – L’infanzia coca cola
Nelle città ci sono sempre meno spazi per i bambini, i parchi stanno scomparendo e così tutti i momenti destinati al ritrovo infantile. Ormai l’alternanza è casa-scuola, con qualche puntata nei vari centri sportivi.
Citando Frabboni:
L’infanzia è desaparecida nei territori metropolitani. E’ sempre più irrintracciabile e introvabile nelle strade, nelle piazze, negli spazi di aggregazione dei territori urbani. Dunque, un’infanzia in scatola, in gabbia, in lattina.
Questo trend funesto rende infelici i bambini in quanto impedisce loro di frequentare gli spazi che gli sarebbero propri.
Quarta Palude – Lo scolaro senza cuore
Ultima insidia è costituita dal mondo scolastico, che non è più in grado di ascoltare le domande che gli studenti covano nel profondo del cuore. Si tratta di un vero tradimento pedagogico: non vogliamo ascoltare e non sappiamo dialogare con i bambini, con gli studenti.
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In questo modo la dimensione emotiva viene snobata, atrofizzata, passata in cavalleria, fino all’estraniazione: per i nostri ragazzi le emozioni sono debolezza, sono qualcosa di astruso che è meglio nascondere. Un approccio di questo tipo non può che rendere infelici.
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Proprio come nel celebre Trittico del Giardino delle delizie di Bosch, rischiamo di trasformare il paradiso dell’infanzia in un inferno se ci impantaniamo nelle quattro paludi dell’infelicità.
Uscire dall’infelicità
Queste quattro paludi devono essere bonificate a tutti i costi se vogliamo gettare le fondamenta della felicità. Dobbiamo riappropriarci della dimensione bambino, delle sue prerogative, dei suoi spazi e del suo tempo.
Conoscere queste derive può aiutarci nella progettazione educativa, sia che siamo genitori sia che siamo professionisti dell’educazione. Possiamo prendere consapevolezza che gli spazi di incontro libero infantile sono necessari, che dobbiamo promuovere il pensiero critico e la diversità, che dobbiamo prestare attenzione all’emotività.
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