Mai giudicare senza conoscere: ecco il gioco dello specchio per pensarci un po’ su

E’ molto difficile essere obiettivi quando si parla del proprio bambino/a. Ai nostri occhi risulta la creatura più perfetta dell’universo e difficilmente riusciamo a scorgerne i difetti che, come tutti, ha. Per cui a volte si tende a minimizzare o a imputare colpe di accadimenti del quotidiano a fattori esterni.

Tipico esempio: il piccolo litiga con un amico e l’altro è “quello capriccioso”.  Succede anche in altri ambiti (Io sono al lavoro e mi distraggo, ma è il capo ad assegnarmi un carico eccessivo).

Non è un discorso generalizzabile, perché ciascuno di noi ha un maggior o minore senso critico. Di solito il metro-misura che usiamo con gli altri è direttamente proporzionale al modo in cui percepiamo noi stessi. Se siamo in grado di metterci in discussione, è abbastanza probabile riuscirci anche quando ci rapportiamo al comportamento altrui. Figli compresi. Ricordiamoci che l’amore non è mai un alibi ma, piuttosto, una forza in più per lavorare su se stessi e sul proprio equilibrio.

Scopriamo-ci con due domande

E’ importante ogni tanto chiedersi:

1 Stiamo dando giudizi troppo alla leggera?
2 Riusciamo a vedere i nostri difetti con la stessa prontezza con cui individuiamo quelli altrui?

Pillole di riflessione per genitori coach

Ecco, si parte proprio da qui, dalla difficoltà ad ammettere errori e debolezze. Ma, niente paura: se ci focalizziamo, possiamo migliorarci e, soprattutto, insegnarlo ai bambini.

Conoscere se stessi è un compito difficile, ma necessario. Dato che siamo tutti esseri umani, abbiamo un enorme vantaggio: l’essere tutti imperfetti, ciascuno a modo suo. Questo è un ottimo punto di partenza, perché ci offre la possibilità di conoscere noi stessi, osservando chi ci circonda.

In un mondo dove prevale la competizione, l’antagonismo, impariamo la collaborazione. Valutiamo tutti, giudichiamo, confrontiamo, secondo parametri più o meno equi, più o meno oggettivi. E se invece provassimo a metterci in discussione?

E infine … Il gioco esercizio per tutta la famiglia!

Conoscete il gioco dello specchio? Si fa spesso da piccoli ed è un modo estremamente semplificato di focalizzare l’attenzione sul fatto che, per giudicare noi stessi in modo obiettivo, dobbiamo vederci “da fuori”. Oltre a fare una cosa non propriamente fisiologica, ossia collaborare. Quando spesso è molto più istintivo mettere in difficoltà.

Leggete qui (da www.professionemamma.net):

Un ragazzo di fronte all’altro, uno compie gesti, l’altro li deve riprodurre come se fosse il suo riflesso nello specchio. I ragazzi esecutori realizzano gesti stravaganti a scatti, lo specchio fatica a riprodurre i movimenti.  E’ divertente mettere l’altro in difficoltà, vedere come non riesce ad eseguire il suo compito. Interviene l’insegnante e svela lo scopo del gioco: lo spettatore non deve capire chi sia l’esecutore e chi lo specchio…

Allora i movimenti devono essere lenti e prevedibili. Ci deve essere cooperazione fra esecutore e specchio, cooperazione e complicità.

La cooperazione deve essere posta come regola del gioco.

La cooperazione va imparata… L’antagonismo invece è già perfettamente acquisito fin da piccoli.

Ecco, ricordiamoci la collaborazione, anteponiamola agli elenchi di difetti, diventiamo meno intransigenti di fronte alla debolezza altrui e, suvvia, vogliamoci un po’ più di bene. A noi stessi prima, perché passiamo dalla tolleranza eccessiva al rigore estremo. Poi a chi ci sta intorno.

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a cura di Alessia de Falco

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