NON ESISTONO BAMBINI DIFFICILI, MA SOLO DINAMICHE SBAGLIATE

Uno dei concetti che più ci hanno colpito nella lettura de “Il nuovo metodo danese per educare i bambini alla felicità a scuola e in famiglia” è legato ai bambini difficili. L’autrice, spiegando l’approccio danese al bullismo, afferma che non esistono bambini difficili, ma solo dinamiche di gruppo sbagliate.

Noi partiamo dal presupposto che ogni bambino e ogni genitore facciano del proprio meglio, dice Lotte Madsen, vicepreside della Absalon Skole a Roskilde. Se si assume con convinzione questo punto di vista si riesce a non giudicare male nessuno, e a cercare di capire perché alcuni bambini scelgono di comportarsi in un certo modo in quel dato momento o in quella circostanza. 
I danesi non si limitano insomma a considerare il gesto in sé, ma tentano di comprendere e analizzare il sentimento che c’è dietro. Solo incontrando il bambino in questo modo si può riuscire a lavorare con lui. 
Come ha detto Søren Kierkegaard: Se si vuole riuscire a portare qualcuno in un posto, prima di tutto e soprattutto bisogna preoccuparci di trovarlo dov’è, e cominciare da lì“.

Si tratta di un principio di grande valore. Tutti i bambini, infatti, desiderano amore e stima; alcuni, tuttavia, traducono questo desiderio in azioni sbagliate. Per aiutarli a cambiare davvero, è necessario superare la barriera del giudizio e quella del pregiudizio: dobbiamo metterci in ascolto, osservare e comprendere. Vinciamo il pregiudizio del “bambino difficile” e soprattutto il pregiudizio del “bambino cattivo”.

Nelle classi danesi, gli insegnanti aiutano questi bambini analizzando attentamente le dinamiche di classe (utilizzando i sociogrammi come strumento guida) e attraverso dei momenti di discussione collettiva in cui i ragazzi espongono al gruppo i problemi del gruppo.

FONTI

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