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Pensiamo positivo: daremo le ali ai nostri bambini

Di tante parole e teorie che ruotano intorno al bambino, forse questa frase del poeta Khalil Gibran rappresenta la miglior sintesi:

Due cose può dare un adulto ad un bambino: le radici e le ali.

 

Questa frase racchiude anche il nostro pensiero sul genitore e, più in generale, su tutte le figure di riferimento per il bambino: essi rappresentano dei comunicatori e mediatori, dei coach, dei pilastri nella vita del piccolo, da cui trarre il profondo convincimento che ogni essere umano può modificare strutturalmente il proprio modo di vivere, di comprendere, di apprendere.Si insegna ad imparare, educando in primo luogo noi stessi alla positività, alla fiducia, alla valorizzazione della nostra autostima.

E’ facile leggere, imparare poesie, pagine di storia, espressioni e logaritmi: ma il vero apprendimento è una strada verso l’autonomia, con una buona stima e un sano senso di appartenenza, con solidi affetti e abilità sociali da usare nel mondo circostante.

Prendiamo spunto, in questo senso, dalla Positive Discipline, una tendenza contemporanea che abbraccia molti metodi educativi.

Riteniamo regole e confini coesistano con attenzione e amorevolezza: il rispetto tra genitore e figli è reciproco e rappresenta la base per supportare un percorso di crescita condiviso. Per cambiare, occorre ammettere l’errore, negando sia le eccessive punizioni sia la permissività, cercando di lavorare con il bambino sugli atteggiamenti negativi e modificarli senza un eccessivo intervento.

Impariamo ad essere trasparenti. Capiremo le emozioni

Alla base di ogni comportamento, da adulto o da bambino, ci sono specifiche emozioni. La Positive Discipline si propone di intervenire su di esse, utilizzandole come chiave di lettura per prevenire azioni scorrette o comportamenti lesivi. Ma anche, più semplicemente, per riflettere su se stessi e raggiungere il proprio equilibrio. Sicuramente, nel ruolo di genitori, è importante imparare ad essere trasparenti: favorire l’autonomia e l’indipendenza del piccolo, come tante volte abbiamo ribadito, attraverso un comportamento equilibrato, contenendo eccessivi interventi correttivi.

Tra i consigli che sentiamo di dare per lavorare su questo concetto, segnaliamo i seguenti punti:

  • troviamo un bilanciamento tra dolcezza e fermezza: mostriamo contemporaneamente gentilezza verso il bambino e fermezza verso le decisioni prese. Troppa dolcezza induce la permissività, troppa fermezza porta alla perdita del controllo e alla mancanza di rispetto.
  • promuoviamo il senso di appartenenza e significato di sé: si tratta di due bisogni emotivi fondamentali al raggiungimento della serenità e dell’equilibrio. Se mancano, il rischio è di andare a cercare una compensazione in atti dannosi o lesivi. Usiamo il dialogo e l’apertura all’altro, sempre.
  • adottiamo strumenti a lungo termine: a nostro avviso, le punizioni e la violenza non sono strumenti validi. Così come non lo sono i ricatti, che spesso vengono poi riutilizzati dal bambino contro i genitori. Genitori e figli sono alleati, e l’alleanza è data dal confronto e dalla capacità di affrontare e risolvere insieme i problemi.
  • promuoviamo abilità sociali: aiutiamo i nostri figli a sviluppare abilità di problem solving e a pensare con la loro testa, a comunicare, a gestire le proprie emozioni.
  • incentiviamo l’autostima: la stima di sé e la stima delle proprie capacità aiutano a gestire i rapporti personali, nella vita privata e professionale e sono tra i cardini del benessere personale.

Insegniamo i valori … vivendo i valori

Insegnare i valori ai propri figli è una missione, un compito meraviglioso, realizzabile sono se gli adulti sono in grado di vivere per primi i valori che cercano di trasmettere.

Per fare questo, è necessario concedersi del tempo: troviamo un momento della giornata da condividere con i figli, giocando a imparare qualcosa. Mai dare nulla per scontato, solo con l’insegnamento, la pratica e l’esempio riusciranno a comprendere e vivere un certo valore.
In quest’ottica, utilizziamo le nostre passioni. Amiamo gli scacchi? Insegniamo ai nostri figli a giocare, usando il gioco per dare insegnamenti di vita.




Citiamo a questo proposito e a conclusione di questa riflessione, un esempio concreto:

Un padre guarda i suoi due figli giocare uno contro l’altro a scacchi. Uno dei due ottiene una superiorità schiacciante, ma inizia a mangiare solo le pedine meno importanti senza pensare nemmeno allo scacco matto. Così il padre lo fa riflettere, dicendogli che mangiando tutte quelle pedine stai ignorando la cosa più importante: nella vita, se ci si concentra troppo sulle cose minori, quelle importanti si allontanano. Occorre mantenere sempre l’obiettivo finale in mente, senza farsi distrarre dal resto!

Si tratta solo di un piccolo esempio e probabilmente, riflettendo sulla nostra quotidianità, ne ritroveremo molti altri, tratti dai momenti che abbiamo condiviso o stiamo condividendo con i bambini. Facciamone tesoro, ricordandoci sempre che il nostro compito è fornire ali e radici.
E, a volte, non avendo il libretto delle istruzioni pronto all’uso, il confronto ci può aiutare a riflettere su noi stessi e a migliorarci.

a cura di Alessia de Falco

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