Perché è così difficile crescere un figlio?

Perché è così difficile crescere un figlio? Chiunque si sia trovata/o a dover educare un bambino, si sarà accorta/o di quanto questo compito sia difficile.
La risposta si trova in uno dei meccanismi che governano la nostra mente, ovvero il negativity bias (in italiano potremmo tradurlo come “fallacia del negativo”). In pratica: quando ci troviamo di fronte a due stimoli, uno positivo e uno negativo, la nostra attenzione è catturata da quello negativo.

Ad esempio: se uno studente, durante un diverbio, insulta un compagno, questo gesto negativo attirerà la reazione dell’insegnante. Tuttavia, tutte le occasioni in cui i ragazzi si parlano in modo garbato e gentile, passano quasi sempre inosservate (o comunque vengono trascurate in percentuale molto, molto più alta degli eventi negativi). Lo stesso accade a casa: un bambino che rovescia un bicchiere viene immediatamente ripreso, eppure nessuno gli ha espresso il suo apprezzamento in tutte le occasioni in cui ha sorretto il bicchiere correttamente.
Questo effetto è presente in tutte le attività umane: l’informazione (le buone notizie passano quasi sempre inosservate, a discapito del polverone sollevato da quelle cattive), l’economia e la finanza e, come nel nostro caso, l’educazione.

Il negativity bias ci deriva probabilmente dai nostri antenati preistorici, insieme all’ansia e alla paura: concentrare la propria attenzione su un animale selvatico e non sulla bellezza dei fiori e del paesaggio poteva salvare una vita (e certamente lo ha fatto!). Eppure, questo retaggio primitivo, rende il nostro compito di genitori, di insegnanti e di educatori molto più faticoso.
Ma come superarlo? Questa è la vera domanda: come possiamo superare questo negativity bias? La risposta è: allenandoci! La forma di allenamento più importante è – sorpresa! – l’apprezzamento. Apprezzare ciò che va bene ed è bello, infatti, è il comportamento opposto rispetto a sottolineare ciò che non va. Proviamo a riconoscere i comportamenti “corretti” dei nostri bambini e a dimostrare loro il nostro apprezzamento. Ecco qualche esempio:

  • “Bravissima! Come sei stata gentile con tuo fratello”.
  • “Ottimo lavoro! Ti sei impegnato molto per risolvere questo problema”.
  • “Brava/o! Ti sei lavata/o i denti in modo impeccabile”.

L’apprezzamento, per essere efficace, deve contenere tre elementi: un’esortazione piena di entusiasmo (Bravo! Bravissima! Complimenti! Ottimo lavoro! etc.), il motivo dell’esortazione (ovvero il “buon comportamento”) e infine, una dimostrazione fisica di affetto, come una carezza, un abbraccio o una pacca sulla spalla.
Prova anche tu ad allenarti ad apprezzare i piccoli successi quotidiani dei tuoi bambini o dei tuoi studenti: le giornate prenderanno una piega migliore e lavorare sul loro comportamento sarà più facile.

Come tutte le nostre abitudini, anche il negativity bias si può contrastare con l’allenamento quotidiano, fino a fare dell’apprezzamento uno dei nostri punti di forza. Prova a darti un’obiettivo quotidiano di apprezzamenti da collezionare.

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