Resistiamo alla tentazione di plasmare i bambini secondo il nostro volere

I bambini ci sorprendono ogni giorno con le loro capacità plastiche: sanno adattarsi, apprendere e rimodellare le proprie credenze con un’agilità invidiabile. Questa plasticità non va trascurata: è il motore dell’educazione. Ma come dovrebbe porsi un’educatore di fronte a tale unicità?
Vi proponiamo le riflessioni di Maria Montessori:

“Il piccolo bambino, anche quando è un po’ cresciuto, è definito dagli educatori come una cera molle, che si può plasmare a modo proprio. Ora l’idea è vera nella definizione della cera molle, ma l’errore è che l’educatore debba approfittare di questa condizione per plasmare il bambino. Invece il bambino deve egli stesso plasmare tale sua cera molle; è questa la condizione sine qua non, il principio perché il bambino sia veramente animato anche nei suoi organi di espressione. L’individuo adulto, padrone onnipossente di questi piccoli esseri, può cancellare gli abbozzi di forma che il bambino comincia a dare alla propria cera molle, con un intervento cieco, barbaro e inopportuno; se dicessimo con un intervento infernale, diabolico, non diremmo troppo. Dice una leggenda giapponese che i bimbi morti e assunti a vita eterna, nell’aldilà si affaticano a costruire piccole torri con tante piccole pietre e che dei demoni malvagi abbattono queste piccole torri, più presto che i bambini non le costruiscano. Questa sarebbe la dannazione del bambino.
Ebbene, l’azione dell’adulto è proprio questa azione, la quale, anche se non c’entra la volontà, è diabolica nei suoi effetti di distruzione e disgregamento di tutto ciò che il bambino va costruendo laboriosamente e delicatamente nella sua vita interiore; l’adulto non se ne accorge, il bambino ricomincia, l’adulto ancora distrugge. Questa lotta avviene fin da quando il bambino è assolutamente inerme e ancora non sa organizzare i propri movimenti, né parlare”.

BIBLIOGRAFIA
Maria Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti, 2018

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