Rispetto significa amare e insegnare a farsi amare

Rispettare partendo dai piccoli gesti quotidiani e dalla reciprocità.

Amare è il verbo alla base di una crescita sana ed equilibrata e anche il fondamento di relazioni costruttive in famiglia. La disponibilità affettiva aumenta la motivazione, la fiducia, la serenità.

Tuttavia, perché l’amore incondizionato si declini a sua volta in amore “sano”, occorre insegnare a rispondere con gratitudine e rispetto.
Non basta amare i figli, ma occorre che anche loro imparino a dare qualcosa di sé nell’amore verso l’altro. E’ questa la base per amare (e farsi amare) nel modo giusto.

Non servono grandi gesti o opere titaniche: il rispetto si manifesta nei piccoli gesti quotidiani. Non solo nel “Buongiorno”, “Grazie”, “Per favore”, ovvero quelle paroline magiche che spesso vengono dimenticate o trascurate e che invece rappresentano i pilastri dell’interazione umana.
Ci riferiamo anche al non lasciar correre, per stanchezza o pigrizia, di fronte ad atteggiamenti irrispettosi. Sia dei genitori nei confronti dei bambini, sia viceversa.

Facciamo un esempio semplicissimo, ma molto calzante: quante volte vi è capitato di essere interrotti da vostro figlio mentre stavate parlando con un adulto?

A volte siamo portati a giustificare comportamenti “assillanti” per il fatto che si tratta di bambini. Eppure chiedere costantemente attenzione ed essere accontentati è il primo modo per non insegnare il rispetto: non è dando tutta l’attenzione, ogni volta che ci viene chiesta, che ameremo di più un figlio.

Alcuni atteggiamenti del bimbo vanno infatti arginati sia per evitare di “perdere il controllo” su di lui/lei, che per cominciare a trasmettergli la fondamentale nozione di “rispetto dell’altro”. Il rispetto dell’altro parte proprio dalla quotidianità: non interrompere due adulti che parlano, aspettare il proprio turno quando gioca, restare in fila con i compagni, ascoltare tutte le opinioni ed accettare il fatto che potranno essere differenti dalla nostra.

Rispetto è reciprocità: dobbiamo insegnare a rispettare e a farci rispettare. L’amore che viene dato è un dono, impreziosito dall’uso coerente che sapremo farne, amando a nostra volta senza condizioni, ma chiedendo rispetto.

Quanto detto vale sia quando il bambino interrompe continuamente le vostre conversazioni telefoniche che quando chiede costantemente l’attenzione e la presenza dei genitori.  E’ importante non sentirsi in colpa se si mettono paletti: stiamo gettando le basi per una personalità adulta più autonoma ed equilibrata.

La pazienza è un dono prezioso che va coltivato. Il vostro bimbo non riesce ad aspettare? Provate con la mindfulness, di cui abbiamo parlato in alcuni recenti approfondimenti.
Ci sono esercizi molto semplici da provare per insegnare a prendersi tempo e a concederlo.

Va detto poi che gli adulti rappresentano il libro scolastico per eccellenza, il punto di riferimento. Ecco allora che un prezioso “Aspetta, sto finendo di parlare” può rivelarsi un buon esempio da seguire. Se insegno ad aspettare, insegno il rispetto. “So che come io mi fermo e aspetto, qualcuno lo farà con me”.

Scopriamo la clessidra

Insegnare a un bambino che aspettare può portare risultati estremamente positivi è un primo passo verso il rispetto dei tempi nella conversazioni e la civiltà verso il prossimo. Come fare?

Un passatempo che può insegnare il valore, ma anche la semplicità dell’attesa è l’utilizzo di una clessidra. I bambini restano affascinati dalla sabbia che scorre e che li aiuta a comprendere che il tempo va più in fretta di quel che pensiamo. Provate a giocare con loro, usando il periodo di attesa per fare qualcosa, ad esempio finire una conversazione, riporre i panni stirati. Capiranno che, mentre aspettavano, hanno rispettato i vostri tempi, che anche voi avete bisogno di ritagliarvi degli spazi per parlare o fare. Rispettando voi, rispetteranno se stessi.

a cura di Alessia de Falco

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