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SBAGLIANDO S’IMPARA

Questa sera vogliamo riflettere sul ruolo educativo dell’errore. Lo spunto ce lo fornisce Neil Postman “È sorprendente vedere come gli studenti possano perdere una parte della loro paura di sbagliare, profondamente radicata in loro, quando si trovano con un insegnante che non chiede loro di essere nel giusto, ma soltanto di unirsi a lui nella ricerca dell’errore: del suo come del proprio”.

L’errore è un elemento essenziale dell’apprendimento, eppure è così difficile imparare ad accettarlo. Senza errore, non esisterebbe il progresso, né la scienza. La scienza moderna, infatti, si basa sulla ricerca degli errori insiti in una teoria piuttosto che sulla ricerca di casi che la confermano (è il falsificazionismo del filosofo Karl Popper).

Eppure, l’errore fa paura (anche ad alcuni scienziati, mica solo agli scolari). Ma dove nasce la paura di sbagliare? Secondo noi dal timore di un giudizio, dal timore di perdere la stima e l’affetto di colui che quel giudizio si trova a doverlo mettere. E qui ci si ricollega alla bella frase di Postman con cui abbiamo aperto.

L’errore smette di fare paura quando cessa di essere l’elemento su cui si fonda un giudizio. “Hai sbagliato dunque hai ottenuto il voto X” andrebbe sostituito con “Hai sbagliato, per cui cerchiamo l’errore X e correggiamolo”. Il voto, beninteso, è necessario per uniformare la verifica e l’annotazione degli apprendimenti della classe, ma non dovrebbe diventare un metro di giudizio dello studente. Dovrebbe, semmai, esser trattato alla stregua di un indicatore statistico (un po’ come i risultati dei testi Invalsi).

Ricordiamo sempre che il maestro Alberto Manzi, di fronte all’obbligo di valutare gli studenti in modo standardizzato, aveva fatto coniare un timbro che recitava: “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Il maestro sosteneva che i giudizi finissero inevitabilmente per bollare un ragazzo, mentre questo è un’entità in cambiamento, in continua evoluzione. Il segreto? Correggere gli errori facendo capire chiaramente che non si vuole correggere la persona. Questo vale per gli insegnanti come per i genitori.

 

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