SMARTPHONE AL BANDO NELLE SCUOLE FRANCESI

Oggi è stata votata dall’Assemblea Nazionale francese la proposta di mettere al bando gli smartphone all’interno delle scuole elementari e medie. La proposta, appoggiata fortemente dal presidente Emmanuel Macron, ha percorso rapidamente il suo cammino verso l’applicazione; così, da settembre, gli “smartphone francesi” dovranno fermarsi all’ingresso degli istituti.

In teoria anche adesso il loro utilizzo sarebbe vietato in classe: gli smartphone dovrebbero rimanere negli zaini; tuttavia, i docenti non possono certo perquisire gli allievi e sequestrare eventuali telefoni accesi, né tantomeno possono e vogliono trasformarsi in gendarmi.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia, al contrario, il governo Gentiloni ha promosso la “politica di uso accettabile“, tollerando l’utilizzo in classe di smartphone e tablet. Si tratta di una politica ambigua, che ufficialmente permette il loro utilizzo solo a fini didattici; tuttavia, come può un insegnante vigilare sull’uso che venti o trenta studenti fanno dei loro smartphone e, al contempo, svolgere una lezione?

Qui puoi leggere vari approfondimenti sul tema, dal sito agendadigitale.eu.

SMARTPHONE SÌ O NO?

Sul tema, genitori e insegnanti sono spaccati a metà: da un lato, chi vorrebbe promuovere lo smartphone come strumento didattico, dall’altro chi lo ritiene uno strumento di distrazione di massa.

Esistono fondamentalmente due punti critici per cui lo smartphone in classe diventa un’ingestibile distrazione:

  • L’appeal di chat, app e videogiochi: pensare che uno studente con uno smartphone e una connessione veloce preferisca seguire la spiegazione e gli approfondimenti proposti dal docente invece di scrivere agli amici o divertirsi con un gioco online è simpatica utopia; i pediatri stanno lanciando appelli su appelli per limitare l’uso di smartphone e videogame a casa, perché a scuola le cose dovrebbero essere diverse?
  • L’impossibilità di vigilare sulle attività della classe: la situazione in classe è già critica; lo dimostrano i numerosi video e filmati che riprendono atti di bullismo di vario genere. Permettere l’uso libero degli smartphone rischierebbe di accentuare il fenomeno.

A favore, invece, dell’introduzione dello smartphone, vi sono:

  • I possibili usi didattici collaborativi 
  • La possibilità di attuare una didattica sempre più personalizzata, assistita dai media

A proposito dei possibili vantaggi degli smartphone in classe, ti suggeriamo di leggere questo articolo. Che, tuttavia, presenta un cono d’ombra: si parla prevalentemente dell’uso di uno smartphone/tablet da parte di docente e studenti insieme. Dunque, non ha a che vedere con il divieto per gli studenti di portare i loro dispositivi in classe, ma con il proibizionismo tout-court.

Per intenderci: potremmo adottare una soluzione ibrida, in cui ogni classe è dotata di smartphone, tablet e pc (siano essi della scuola, come sarebbe bene, o del docente, come soluzione temporanea e/o d’emergenza) ma al tempo stesso si vieta ai ragazzi di portare in classe i propri dispositivi.

Umberto Eco, a proposito di televisione, parlò di apocalittici e integrati, ovvero chi la condannava e chi la guardava con piacere. In questo caso, però, servirebbe un approccio differente: un’analisi realistica di limiti e potenzialità di questo strumento. Solo così potremo muoverci secondo una logica educativa invece che assecondando ideologie e partigianerie pedagogiche del “pro” e del “contro”.

Anche perché, lo stesso Eco, ha affermato in un’altra occasione che: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
Non c’è incoerenza; il pensiero di questo grande intellettuale era complesso e aveva a che fare con la comprensione del fenomeno mediatico.
La scuola, però, si trova a dover prendere una decisione seria e pragmatica, qui ed ora.

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