Il Bruco Mangianoia e il crisantemo

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta un ranuncolo. Viveva ai margini del bosco, vicino ai rovi di more e agli alberelli di nocciole selvatiche.
Il ranuncolo adorava aiutare le creature del bosco che passavano da quelle parti. Aveva il dono raro di ascoltare e di comprendere, offrendo preziosi consigli a tutti. E così, ogni giorno, piante e animali si mettevano in fila e attendevano il loro turno per parlare dei loro problemi.

Ad esempio, la lumaca Rossana andava spesso da lui a confessare i suoi tormenti d’amore; il macaone Goffredo gli chiedeva lumi sulla sua paura di volare. Lo scoiattolo Tino lo assillava perché temeva di non riuscire a raccogliere nocciole a sufficienza; ma il ranuncolo ascoltava tutti con pazienza e illuminava ciascuno con il suo sorriso.

Soltanto un abitante del bosco non gradiva la sua presenza: c’era infatti una fattucchiera malvagia che, a causa sua, aveva perso tutti i suoi clienti. Nessuno comprava più pozioni e stregonerie per risolvere (così diceva la strega) i suoi problemi.
Un giorno la fattucchiera maledisse il ranuncolo, puntandogli contro un dito rugoso.
“Per ogni petalo che hai sul capo vivrai un giorno soltanto, poi morirai”.
La strega scomparve in una nuvola di fumo, lasciando il fiore e i suoi amici sorpresi e spaventati.
“Come farai a sopravvivere? Hai soltanto cinque petali”, gli chiese mesta una formichina.
“Dev’esserci una soluzione”, continuò un calabrone.

Il bosco era in subbuglio, nonostante il ranuncolo cercasse di rassicurare tutti quanti: “Vedrete, scioglierò la maledizione”.
Ma i giorni passavano ed i petali cadevano, uno ad uno. Il terzo giorno le creature del bosco corsero dal Bruco Mangianoia, in cerca di aiuto.

“Questo sì che è un guaio” disse loro il Bruco; “io non mi occupo di maledizioni, e nemmeno la fata dell’Autunno. Però posso dirvi una cosa: non c’è incantesimo che non si possa sciogliere con la determinazione, con la fantasia e con la volontà”.

Quando le creature del bosco riportarono queste parole, il ranuncolo rimase deluso: il bruco non era stato di grande aiuto e a lui restava un petalo soltanto. Sperava in una pozione magica, e invece era lì, solo e senza aver risolto nulla.

Fu allora che il ranuncolo ebbe un’idea: chiamò il passerotto Ugo, il parrucchiere del bosco, e gli disse: “Per favore, taglia il mio petalo, ma senza staccarlo. Dovrai ricavare più strisce che potrai, così mi resterà un po’ di tempo per pensare.

Ugo lavorò col massimo impegno e fece come gli aveva chiesto il ranuncolo: sforbiciò qua e là con il becco e ricavò una trentina di petali finissimi.
“Grazie” esclamò il fiore colmo di gratitudine, “così potrò trascorrere un altro mese insieme a voi”.

Il giorno dopo arrivò il Bruco Mangianoia.
“Bravissimo” disse al ranuncolo, “invece di arrenderti hai trovato un’ottima soluzione per rimanere qui nel prato ancora a lungo. Io invece ho parlato con la fata dell’Autunno e mi ha detto che sta cercando un aiutante proprio come te. Mi ha detto di darti questa” e dicendo così porse al ranuncolo una fiala verde.

Il ranuncolo la bevve d’un fiato e si trasformò in un crisantemo bianco.
“D’ora in poi sarai un crisantemo” gli disse il Bruco; “è un fiore che resiste bene al freddo autunnale ed è il simbolo della prosperità. Inoltre, avrai così tanti petali da non doverti preoccupare della maledizione della fattucchiera”.

Da allora, il crisantemo continua ad ascoltare e ad offrire i suoi preziosi consigli, mentre accompagna le creature del bosco verso il riposo invernale.

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