Il cardak né in cielo né in terra

il cardak ne in cielo ne in terra

Fiaba dei Balcani 

C’era una volta un re, che aveva una figlia bellissima, così bella che la faceva vivere chiusa dentro una stanza d’oro massiccio. Un giorno, la figlia chiese al padre di farla uscire dalla gabbia.
“Andrò a fare una passeggiata nel parco del palazzo e mi farò accompagnare dai miei tre fratelli, così non avrai nulla da temere”. Il padre pensò che in compagnia dei fratelli non ci sarebbe stato alcun pericolo e acconsentì. Mentre i quattro passeggiavano nell’erba verde, però, un terribile drago scese dal cielo, stese i tre fratelli con un colpo della sua coda e portò via la principessa.

I giovani principi non sapevano come dirlo al padre e si offrirono volontari per recuperare la fanciulla. Il re diede a ciascuno di loro un cavallo, una mazza d’acciaio e tutte le provviste per il viaggio e i tre partirono. Dopo una lunga galoppata, giunsero in un deserto e videro un cardak (il cardak è un palazzo da nobili) che non stava né in cielo né in terra. Il palazzo era sospeso da terra, ma con una fune si sarebbe potuto raggiungere.
“Dovremo scannare uno dei nostri cavalli” disse il figlio maggiore “e usare la sua pelle per realizzare una corda”. Però, il maggiore non volle uccidere il suo cavallo, perché era il più bello. Nemmeno il figlio mezzano volle uccidere il suo cavallo, così toccò al minore. Il ragazzo preparò la fune, la legò ad una delle sue frecce e la scagliò in alto, verso il cardak.

Quando fu il momento di arrampicarsi, il figlio maggiore rifiutò, perché aveva mal di schiena; anche il mezzano rifiutò, dicendo di avere male ad un braccio. Così, toccò al minore arrampicarsi ed intrufolarsi in una delle finestre del cardak. Da lì, raggiunse un enorme salone in cui il drago riposava, stringendo tra le zampe la principessa.
“Vai via” disse la principessa in lacrime, non appena vide lì il fratello “il drago ti ucciderà”. Ma il ragazzo non ne volle sapere; prese la sua mazza d’acciaio e colpì la testa del drago con tutte le sue forze. Il drago, però, continuò a dormire. Anzi, agitando la coda disse alla principessa: “Moglie mia, c’è qualcosa che mi punzecchia la testa”. Il figlio minore colpì il drago per la seconda volta, ma non riuscì nemmeno a scalfirlo. “Colpiscilo al cuore” gli disse la sorella. Il giovane roteò la mazza per aria e menò un tremendo colpo al cuore del drago. La bestiaccia morì sul colpo.

La principessa, finalmente libera, mostrò al fratello le ricchezze del palazzo: c’erano tre cavalli alati, uno con le briglie d’argento, uno con le briglie d’oro e uno con le briglie di perle e diamanti; c’erano anche tre fanciulle: una che filava l’argento, una che filava l’oro e una che filava le perle. Il ragazzo pensò di offrire le prime due ragazze ai suoi fratelli, perché le sposassero. All’ultima ragazza, invece, chiese se volesse vivere insieme a lui: la giovane accettò con gioia. Poi, fece scendere la sorella e le tre ragazze lungo la fune che aveva lanciato per entrare.

Intanto, i due fratelli maggiori morivano per l’invidia: il padre avrebbe senza dubbio lasciato il trono al fratello più piccolo, e chissà che onori e ricompense! Così, decisero di sbarazzarsi del fratello: tagliarono la fune e lo lasciarono intrappolato all’interno del cardak. Poi, presero un pastore che pascolava le sue pecore ai limiti del deserto e lo vestirono in modo che assomigliasse al fratello.
“E guai a voi se direte qualcosa” dissero minacciosi alle fanciulle e alla sorella, puntando le loro mazze contro di loro.

Il re, vedendo i suoi figli ritornare tutti insieme, decise di dare una grande festa: il primo giorno avrebbero celebrato le nozze del figlio maggiore; il secondo giorno, avrebbero celebrato le nozze del figlio mezzano. Il terzo ed ultimo giorno, infine, si sarebbe sposato il figlio minore. Ma il principe intrappolato nel cardak decise di vendicarsi dei suoi fratelli.

Il primo giorno, montò in groppa al cavallo alato con le briglie d’argento; volò fin dentro il palazzo reale e colpì con la sua mazza il fratello maggiore. Poi scomparve nel cielo. Il secondo giorno, montò in groppa al cavallo alato con le briglie d’oro; volò fin dentro il palazzo reale e colpì con la sua mazza il fratello mezzano. Il terzo giorno, infine, montò in groppa al cavallo con le briglie di perle e diamanti, volò fin dentro il palazzo reale e colpì il pastore sulla testa, lasciandolo morto stecchito. Questa volta, però, non fuggì: spiegò a tutti che lui era il figlio minore del re e chiese a sua sorella e alle tre ragazze di dire la verità sul suo conto. Così, poté tornare a palazzo e sposare la ragazza che filava le perle. I due fratelli, invece, vennero scacciati per sempre dal palazzo e il re li abbandonò nel deserto.

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