La gratitudine della rana

LA GRATITUDINE DELLA RANA

Fiaba giapponese del Nord-Est

In una contrada, un tempo viveva un uomo ricco, con tre figlie. Un giorno, andando a controllare le sue risaie, scoprì che l’acqua era sparita e che le piantine di riso sembravano fieno rinsecchito. L’uomo, preoccupato, disse: “Darò una delle mie figlie in sposa a chi riuscirà ad irrigare queste risaie!”

Il giorno seguente tornò alle risaie e l’acqua scorreva abbondante. Attraversando i campi, l’uomo vide un grosso serpente che strisciava tra le risaie. “Allora è stato lui” pensò tra sé, poi tornò a casa tutto abbattuto, pensando che avrebbe dovuto dare in sposa una delle sue figlie ad un serpente.

A mezzogiorno, la più grande delle sue figlie gli portò il pranzo. “Figlia mia, tuo padre non mangerà finché tu non avrai sposato il serpente che ha irrigato le risaie”. Ma la fanciulla non ne voleva sapere e fuggì via.
Poco dopo arrivò la secondogenita, che gli disse: “Padre, mangiate!”. Ma il padre le rispose: “Tuo padre non mangerà finché tu non avrai sposato il serpente che ha irrigato le risaie”. Ma anche la secondogenita scappò via.
Infine, arrivò la più piccola. Il padre le domandò di sposare il serpente e lei disse: “Ubbidirò a tutto ciò che dite, padre; però, mangiate qualcosa”. E il padre mangiò di gusto.

La fanciulla non chiese al padre oro né ricchezze; volle invece mille aghi, mille fiaschette di zucca e mille pezzi di seta da imbottitura. Poi, il giorno delle nozze, riempì l’imboccatura delle fiaschette con la seta e conficcò nella seta gli aghi. Concluso il lavoro, gettò tutte le fiaschette nell’acqua dello stagno.

“Sposerò chiunque riesca ad affondare tutte queste fiaschette!” disse la ragazza. Il serpente – che era il Signore dell’acquitrino e abitava proprio in quello stagno – serpeggiò tra le fiaschette per affondarle, ma si infilzò nei mille aghi e morì. La ragazza, però, aveva paura che una maledizione potesse colpirla e non tornò a casa.

“Ragazza! Io sono la rana della montagna e non ti immagini quanti dei miei figli siano stati divorati da quel serpente. Grazie a te, non dovrò più nascondermi sotto la montagna”. La rana la ringraziò.

“Però, una ragazza bella come te non dovrebbe andare in giro da sola. Copriti con questa” le disse, consegnandole una pelle di vecchia. La ragazza la prese e la indossò: adesso sembrava una vecchietta rugosa in tutto e per tutto.

Avvolta nella sua pelle, raggiunse un paese vicino e fu presa come serva da un nobile. Lavorava tutto il giorno, con grande impegno. Una notte, però, il figlio del nobile passò accanto alla stanza in cui la ragazza dormiva e la vide senza la pelle di vecchia. Si innamorò subito e si ammalò del male d’amore: non mangiava più.

Il medico, disse così: “Fategli servire da mangiare da tutte le serve, una alla volta. Poi, dategli in moglie quella da cui accetterà il cibo; vedrete che guarirà, come d’incanto”. Il nobile fece così, ma il ragazzo non accettò di mangiare da nessuna. Era rimasta solo la vecchia: il nobile le fece fare un bagno e le portò un kimono per renderla presentabile.

E quella, senza la pelle di vecchia, tornò ad essere una ragazza bellissima. Il ragazzo mangiò e i due, presto, si sposarono e vissero tutti felici e contenti.

fiabe giapponesi
Art: K. Hokusai, Trentasei vedute del monte Fuji

FONTE: M. T. ORSI (1998), Fiabe giapponesi, Einaudi, Torino
Autore: Aomori, Sannohe
Traduzione dal giapponese a cura di: Maria Teresa Orsi
Adattamento per il web a cura di: Matteo Princivalle

 

 

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