LEGGENDE E RACCONTI DEGLI INDIANI D’AMERICA

LA VENDETTA DEL SERPENTE

Poiché i tre figli del primo uomo-dio, Pacha, non avevano nessuno con cui battersi, presero a lottare con un grande serpente. Questi, colpito da moltissime frecce che gli vennero scagliate dai tre, si vendicò e sputò tanta acqua così da coprire l’intera superficie della terra. Solo costruendo una capanna sulla cima del monte Pichincha, Pacha potè salvarsi con i figli e le loro mogli. Nella capanna ammassò molti viveri e fece entrare anche molti animali.
Solo dopo vari giorni fece uscire l’uccello Ullaguanga per controllare la situazione, ma esso non ritornò alla capanna perchè trovò sufficiente nutrimento nelle carogne di animali morti. Allora decise di far uscire un altro uccello che di lì a poco tornò con delle foglie verdi. Così Pacha si decise a uscire anche lui dalla capanna e scese sull’altopiano dove sorge ora Quito. Con la famiglia decise di costruire anche lì una capanna per vivere tutti insieme, ma mentre lavoravano accadde improvvisamente che uno non poteva capire ciò che l’altro voleva dire. Per tale ragione i tre fratelli si separarono, e anche il padre, stabilendosi in regioni diverse, dove i loro discendenti vivono ancor oggi.

COME IL SOLE ANDÒ IN CIELO

Prima che nascesse Sole, tutto era buio. Così, la Madre decise di illuminare il mondo. Creò una lucciola, ma la sua luce non bastava. Così generò il Sole. Era un omuncolo brutto e storpio, che viveva con la Luna, sua moglie, e con una seconda moglie. Un giorno, gli chiesero: “Vorresti diventare il padre del mondo?”. Lui disse di sì e fu così che Kakaraviku e Sekukue lo vestirono tutto d’oro. Poi soffiarono e lo sollevarono in alto nel cielo. Non appena ebbe trovato il suo posto nel cielo, il buio svanì.
Poi chiesero alla Luna se voleva essere la madre del mondo ed ella disse di sì: la vestirono d’oro e soffiarono per sollevarla nel cielo. Anche l’altra moglie del Sole si mise a correre e saltare per raggiungerlo, ma non vi riuscì. Allora, piena d’invidia verso la Luna, che stava per raggiungere il marito, prese un pugno di cenere e gliela tirò addosso, macchiandole i vestiti dorati. È per questo motivo che la Luna non illumina come il Sole e ha il colore della cenere.

VOLPE E ARMADILLO

L’Armadillo, che era un saggio consigliere del suo popolo, stava preparando un mantello da indossare in occasione della Grande Festa. Una mattina entrò nel fiume e cominciò a tessere. L’Armadillo era immerso nella tessitura quando passò di lì la Volpe, con il bottino che aveva appena rubato. I due si salutarono, ma l’Armadillo non aveva tempo da perdere. La Volpe, invece, gli chiese: “Cosa stai facendo? Potrei darti un consiglio, visto che sono tua amica”.
“Tu sei un’imbrogliona” rispose l’Armadillo; “non farmi perdere tempo, sto tessendo il mantello per la Grande Festa. Nessuno avrà un mantello come il mio: guarda questa trama, è bellissima”.
“Per la Grande Festa?” domandò la Volpe.
“Sì. E adesso lasciamo in pace”.
“Voglio proprio vedere come farai: la festa è domani” gli disse la Volpe, scoppiando a ridere. Poi se ne andò, tutta contenta per essere riuscita a gettare nel panico l’Armadillo.
L’Armadillo, disperato, dovette ingegnarsi per finire il mantello: utilizzò un filo spesso e una trama più larga. Nella fretta, riuscì a finire il suo lavoro, ma la trama era disuguale: il collo era fine e disegnato perfettamente, mentre il resto del mantello era grossolano. Proprio per questo il manto dell’Armadillo è stretto sul collo e largo sulle spalle: è colpa dello scherzo della Volpe.

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