Il paguro nel secchiello

il paguro nel secchiello

Il paguro nel secchiello

Alessia de Falco & Matteo Princivalle

C’era una volta un giovane paguro; era un animaletto curioso, che trascorreva le calde giornate d’estate nascosto nell’acqua bassa, tra gli scogli.
Insieme alle sue amiche patelle – piccoli molluschi chiacchieroni – si divertiva ad osservare i spettacolari effetti del riverbero dei raggi del sole tra le onde.
Altre volte, si perdeva a guardare le nuvole nel cielo, insieme al pomodoro di mare, fantasticando sulle loro forme: “Ehi, guarda lì, sembra un drago”.
Una mattina, mentre era a testa in su, fu catturato dal retino di un bambino.
“Mammina, mammina, ho trovato un paguro!” gridava elettrizzato il piccolo.
Il paguro fu gettato in un secchiello di plastica, insieme a due cozze, un cannolicchio e qualche pesciolino che guizzava in preda al panico.
“Ci hanno catturati”, urlavano i pesciolini.
Il bambino vedeva soltanto le bollicine, ma non poteva sentire i discorsi disperati degli animaletti. Posò retino e secchiello sotto l’ombrellone, poi si tuffò in mare.
“Accipicchia, che caldo!” borbottò il paguro. “Ma dove siamo finiti? Di questo passo finiremo arrostiti. Ehi, facci uscire”.
Tuttavia, nessuno poteva sentirlo.
Fortunatamente passò di lì la fata Acquina, la fata custode degli scogli e delle alghe di mare; senza perdere un attimo afferrò il manico del secchiello e lo trascinò faticosamente verso la riva del mare, poi lo rovesciò e liberò gli animaletti al suo interno.
“Grazie, fata! Se fossimo rimasti lì ancora un poco saremmo morti di caldo; ci hai salvato la vita”.
La fata rispose trafelata “Di nulla!”, ma non ebbe il tempo di aggiungere altro: sotto gli ombrelloni c’erano animaletti prigionieri a centinaia.
Quella notte, quando ebbe finito il suo lavoro, fata Acquina comparve in sogno al bambino, si presentò e gli raccomandò: “Promettimi che non prenderai più gli animaletti del mare”.
“Perché?” chiese stupito il bambino. “Sono così belli, e poi io li tratto bene”.
“L’acqua nel secchiello si scalda velocemente, ed è troppo calda per gli animali marini: loro sono abituati all’acqua fredda del mare. Quel povero paguro era più morto che vivo quando l’ho tirato fuori dal tuo secchiello”.
Il bambino si rattristò.
“Non lo sapevo”.
“Nessuno te lo ha mai insegnato: non hai colpa. Però potresti aiutarmi e convincere anche i tuoi amici a non catturare gli animaletti del mare. Avrei tanto bisogno di un aiutante: io sono una sola e i bambini coi secchielli sono migliaia. Diventerai il mio aiutante?
Il bambino rimase in silenzio, pensieroso.
Alla fine esclamò: “Va bene! Quindi sono ufficialmente l’aiutante di una fata?”
“Ma certo”, rispose dolcemente la fata, e il bambino tornò a dormire dolcemente.
Il giorno dopo corse sulla spiaggia, a scusarsi col paguro e con gli altri animali che aveva catturato, poi cominciò il suo nuovo lavoro.

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