La leggenda del lago rosso

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La leggenda del lago rosso

C’era una volta il piccolo regno di Ràgoli; piccolo, sì, ma così ricco di boschi e di pascoli da suscitare l’invidia di tutti i vicini. Un giorno, il vecchio re di Ràgoli morì, lasciando un’unica figlia, la principessa Tresenga. La quale, dopo aver celebrato solennemente i funerali del padre, chiamò a raccolta i suoi sudditi e disse loro: «A Ràgoli manca un sovrano. Volete che io, Tresenga, diventi regina? O che sposi un principe? Se mi sposerò, mio nuovo marito, diventerà il nuovo re di Ràgoli e di tutte le sue ricchezze».
I sudditi sapendo quanto fosse buona Tresenga e quanto avidi gli altri principi, gridarono: «Tresenga regina! Tresenga regina!»
La giovane principessa li ascoltò: divenne regina e giurò solennemente che non si sarebbe sposata mai. Nel frattempo, la morte del vecchio re di Ràgoli aveva fatto il giro delle Dolomiti e ogni giorno un nuovo principe si presentava alle porte del palazzo, per chiedere in moglie Tresenga; ma la ragazza, senza mancare di rispetto a nessuno, rifiutò le proposte di tutti. Arrivò il turno di Lavinto, re di Tuenno; da sempre, il suo regno era in lotta con Ràgoli per il dominio dei ricchi pascoli sul Brenta. Lavinto pensò che sposarsi sarebbe stato un ottimo modo per risolvere la questione, una volta per tutte.
Al rifiuto di Tresenga, Lavinto montò su tutte le furie e la principessa fu costretta a chiamare le sue guardie e a farlo scacciare con le armi.
«Non finisce qui!» gridò il re, galoppando verso Tuenno. Qualche settimana più tardi, si venne a sapere che a Tuenno si era radunato un esercito e che Lavinto era pronto a muovere guerra al regno di Ràgoli.
Nuovamente, Tresenga chiamò i suoi sudditi e chiese loro: «La guerra incombe su Ràgoli; se sposerò Lavinto, la eviteremo. Altrimenti, dovrete combattere e molti di noi moriranno. Cosa volete che faccia?»
I sudditi gridarono: «Morte a Lavinto! Viva Tresenga!». Presero le armi e partirono lungo sentiero che risaliva le montagne verso Tuenno. Anche Tresenga andò con loro, armata come un cavaliere: la giovane regina non avrebbe abbandonato i suoi sudditi per nessuna ragione al mondo. Tresenga però non sapeva che nei boschi del Brenta c’erano ovunque le sentinelle di Lavinto, che corsero a Tuenno ad informarlo dell’arrivo dell’esercito di Ràgoli. Lavinto tese loro una trappola mortale: ordinò ai suoi soldati di nascondersi nei boschi sopra il lago di Tovel e di aspettare. Non appena la regina e il suo esercito raggiunsero le sponde del lago per rifornirsi di acqua, Lavinto sferrò il suo attacco. I soldati di Ràgoli, colti di sorpresa, si difesero con coraggio, ma non ci fu niente da fare: nessuno di loro scampò a quell’agguato. Anche Tresenga morì, combattendo tra le acque del lago. Quel giorno fu versato tanto sangue che il lago di Tovel si tinse di rosso, e tale è rimasto fino a pochi anni or sono. In seguito, Lavinto conquistò il regno di Ràgoli e divenne il padrone del Brenta. Tuttavia, per rendere omaggio al coraggio di Tresenga, chiamò col suo nome il piccolo torrente che dal lago di Tovel scende a valle. Qualcuno sostiene che il fantasma della giovane regina sia ancora lì, in riva al lago, e che nelle notti di plenilunio si possa sentire il suo pianto.

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