La leggenda del Mazaròl

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La leggenda del Mazaròl

In un tempo ormai lontano, da qualche parte sulle Dolomiti, abitava il Mazaròl, un piccolo ometto vestito di rosso, col cappello a punta e una mantella nera. Il Mazaròl conosceva a menadito le montagne, i loro abitanti e i loro segreti, compreso il più prezioso: l’arte di ricavare il formaggio, il burro e la ricotta dal latte. Quando tutti dormivano, il Mazaròl mungeva le vacche nelle stalle e portava i secchi di latte nel suo nascondiglio; all’alba, cominciava a preparare il burro, il formaggio e per finire la ricotta. Era un lavoro estenuante, che lasciava il folletto esausto e scontroso. Gli abitanti delle Dolomiti badavano bene a non avvicinarsi al Mazaròl: un’antica leggenda infatti raccontava che chiunque avesse calpestato una delle sue orme sarebbe diventato suo schiavo per l’eternità.
Un giorno, una ragazza del Primiero, camminando tra i pascoli poggiò un piede su un’impronta del folletto. Stregata dall’incantesimo, la fanciulla cadde distesa sull’erba e si svegliò nel rifugio del Mazaròl, una casetta di legno e pietra in cima a un alpeggio.
«Bene! Bene!» esclamò il folletto, saltando di gioia. «Finalmente ho trovato un nuovo aiutante».
Poi offrì da bere alla ragazza un bicchiere di latte della sua capretta nera e lei dimenticò ogni cosa della sua vita passata. Da quel giorno la poveretta fu costretta a servire il Mazaròl, dall’alba fino a notte fonda, senza mai uscire dal suo rifugio. Il folletto le insegnò come togliere la panna dal latte e come trasformarla in burro, come ricavare il formaggio dal latte e la ricotta dal siero. La giovane donna imparò tutti i segreti dell’arte casearia. All’alba, il Mazaròl rincasava col suo carico di latte e le diceva: «Sei proprio brava! Un giorno o l’altro ti insegnerò l’ultimo dei miei segreti: come trasformare il latte in cera».
Una mattina, un cacciatore passò davanti al suo rifugio e vide da una finestrella spalancata la ragazza; il folletto stava dormendo al piano di sopra e non si accorse di nulla. L’uomo, senza fare rumore, aiutò la giovane ad uscire, se la caricò sulle spalle e scappò di corsa verso il paese. Quando si accorse che la fanciulla non ricordava nulla di sé, la porto da una vecchia strega che le diede da bere un bicchiere di latte della sua capretta bianca; come d’incanto, la memoria tornò e la giovane indicò al cacciatore il paese del Primiero da cui proveniva. Come segno di gratitudine, la ragazza insegnò al cacciatore e agli altri uomini del suo paese come si fanno il burro, il formaggio e la ricotta dal latte. Da quel giorno, la vita sulle Dolomiti divenne più dolce. E il Mazaròl? Quando si accorse che la sua serva era fuggita, montò su tutte le furie; da allora nessuno l’ha più avvistato. Ma se camminando in montagna dovesse capitarti di incontrare delle piccole impronte, fai attenzione a non calpestarle!

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