Ai bambini non bisogna urlare, ma parlare

Sulle urla, il pedagogista Daniele Novara ci ha scritto perfino un libro, “Urlare non serve a nulla” (BUR, 2014). Daniele Novara ci suggerisce che: “Il genitore efficace, sul piano dell’educazione, è quello che non si abbandona alla rabbia. Non si offende e non fa ritorsioni, non fa l’amicone dando quella confidenza che è pronto a ritirare violentemente alla prima occasione, non vuole trasformare e plasmare i figli a proprio piacimento”. L’urlo è la conseguenza naturale di questi comportamenti “scorretti”. L’urlo, piuttosto che una vera e propria strategia educativa, è una reazione emotiva esasperata.

Possiamo sintetizzare il pensiero del pedagogista con la massima: ai bambini non bisogna urlare, ma parlare. A patto di saper come fare. Evitare le urla non significa evitare le regole e i divieti, ma impostare una via diversa, quella delle regole non negoziabili.

Spesso leggiamo commenti in cui si sostiene che “i ragazzi di oggi non ascoltano e non obbediscono, urlare è l’unico modo per farsi ascoltare”. Noi non siamo d’accordo. Questa frase, solitamente, nasconde un passato fatto di concessioni e accondiscendenza. Le generazioni attuali sono sensibili ed intelligenti tanto quanto quelle che le hanno precedute; semplicemente, hanno imparato che l’autorità (dei genitori come degli insegnanti) può essere ignorata senza curarsi delle conseguenze. I nostri ragazzi non hanno bisogno di adulti urlanti, ma di adulti forti, fermi. Hanno bisogno di mamme, papà e maestre che una volta presa una decisione non tornino indietro per compassione. Hanno bisogno di regole. Hanno bisogno di un sistema rigido, che non concede sulla base dell’amore ma su quella del merito.

Fermezza: ecco il segreto per riuscire a parlare sempre, senza mai urlare. Puoi cominciare da questa riflessione sulle regole.

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