I bambini hanno diritto alla lentezza

“A scuola a cinque anni. A sei anni corso di musica. A sette quello di tennis. E così via, verso una sfilza di obiettivi e traguardi che segneranno i primi passi della loro carriera. Eppure, a farne le spese è il benessere psicologico, con un numero sempre maggiore di bambini in terapia, o comunque sotto controllo”. (L’Adige, 2016).

NON DIMENTICHIAMO CHE IL VERO TRAGUARDO È LA VITA FELICE

Successo, potere, denaro non sono demoni da fuggire a prescindere. Ci sono persone che sono felici dei traguardi che raggiungono in ambito lavorativo, sportivo, politico. Non è un male! Il male è quando la smania di successo mette in ombra il diritto alla felicità.

Il pensiero strategico è sacrosanto! Ma cominciamo ad applicarlo insegnando ai bambini a raggiungere i propri obiettivi, non quelli che il mondo vorrebbe da loro. Lasciamo da parte quelle teorie che tentano di inculcare la competizione sfrenata, quegli atteggiamenti che, in modo sottile, fanno passare un messaggio simile. La prima vittima è sempre la lentezza. I bambini vivono in un mondo che scorre lento, fatto di giochi, di finzione, di piccoli interessi e passatempi. Ciascuno di questi è fondamentale per il bambino, è un tassello verso la sua crescita armonica.

IMPARIAMO AD ASPETTARE E A SORPRENDERCI

C’è un albo illustrato, dal titolo piuttosto eloquente: ASPETTA. Si può raccontare attraverso un’unica immagine secondo noi:

Un bambino, che vorrebbe ammirare il mondo, si trova costretto ai ritmi degli adulti, a non poter guardare gli ombrelli colorati sotto la pioggia, le papere al parco e tutte le altre curiosità del mondo. In omaggio a questo testo, abbiamo pubblicato qualche giorno fa il gioco della meraviglia (ecco le istruzioni). Sono pagine per riflettere, sulla fretta e sullo stupore, sulla lentezza e sulla bellezza. Potete trovare l’albo su Amazon, qui.

Ci pensano già la tv, il mondo digitale e frenetico in cui viviamo ad aumentare il ritmo. Sono uno strumento potente, ma rischiano di “deviare” l’immaginario dei bambini verso modelli che non gli appartengono. Evitiamo di aggiungere ulteriore pressione come genitori o insegnanti.

Che un bambino a cinque anni sia già in una classe di scuola è il primo segnale del mondo che corre. E non è un male il correre; a patto di fare attenzione a non slogarsi una caviglia. I bambini hanno un orologio interno molto preciso: sono dei vulcani, si appassionano a mille cose, studiano, giocano. Cerchiamo di non forzare questo ritmo. Lasciamo che perdano il loro tempo libero, che lo passino ad annoiarsi o a mettere in fila bastoncini: è segno che la fantasia sta lavorando.

SPUNT-ESERCIZIO: un po’ di lentezza ogni giorno

Come sempre facciamo, ci piace calare la teoria educativa nella vita quotidiana. Ecco qualche consiglio per rispettare il diritto alla lentezza:

  • la scuola impegna già tanto tempo, evitiamo di inserire altre attività strutturate (corsi sportivi e altre discipline)
  • se sono i bambini a chiederlo, nessun problema: possono sperimentare quello che vogliono, a patto che non diventi un’ossessione
  • occhio ai campanelli d’allarme: se un bambino cerca di saltare il corso di nuoto sta esprimendo un disagio; forse è il caso di tornare indietro e lasciargli i pomeriggi liberi
  • cercate di stimolare il gioco e la socializzazione; portiamoli al parchetto, il più possibile
  • se impiegano più tempo ad imparare qualcosa, cerchiamo di rispettarne il diritto alla lentezza
  • proviamo a misurare il tempo libero che hanno: 5 ore ogni giorno è l’ideale, 4 ore un buon compromesso, 3 un po’ poche

E per i genitori amanti dell’arte e della letteratura, se ancora non l’avete fatto, vi consigliamo un classico che potete leggere anche insieme ai bambini: “STORIA DI UNA LUMACA CHE SCOPRI’ L’IMPORTANZA DELLA LENTEZZA“.

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