La competizione sana si impara da bambini. Con l’esempio

L’importante non è partecipare, ma vincere.

Purtroppo l’antico detto troppo spesso si traduce nel suo esatto contrario. Troppi litigi a bordo campo, troppa violenza negli stadi, troppa competizione che sfocia nell’arroganza e nella boria. Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un cartello in cui si invitavano i genitori a moderarsi e, soprattutto divertirsi.

Lo sport è importante ed è altrettanto importante raggiungere gli obiettivi, senza falsi buonismi e pietose bugie. L’importante non è partecipare, è mettere a frutto i propri talenti attraverso l’impegno. Solo così verrà valorizzata la partecipazione e la competizione, nella sua accezione più genuina.

SANA COMPETIZIONE, IMPARIAMO A CONOSCERLA

Mi piace fare le partite, soprattutto quando vinco io!
Però anche se perdo, mi diverto lo stesso.
E se perdono i miei compagni, io li consolo.

Ha già capito tutto Federico: l’importanza di saper perdere, di essere attivo membro di una squadra, di divertirsi giocando ma soprattutto l’importanza di essere competitivo rimanendo integro e leale. A 6 anni, in un tema di prima, Federico ha condensato quelli che dovrebbero essere i valori essenziali dello sport. (AlleyOop, 2017)

Sono frasi che, nell’ingenuità dello stile da bambino, ci aprono un mondo, quello che spesso ci ostiniamo a non voler vedere. La competizione sana non è un valore innato nel bambino, ma va insegnata attraverso l’esempio concreto, perché in molti casi le parole non bastano. La competizione di per sé non è negativa o positiva. Diventa un fattore costruttivo nella misura in cui serve ad imparare a gestire vittorie e sconfitte, insieme.

Ricordiamoci che i bambini sono egocentrici: per loro quel che importa è soddisfare il proprio Io, vincendo, sentendosi acclamati, anche imbrogliando. Siamo noi adulti che dovremmo guidarli verso una competizione sana, fatta di valori quali il profondo rispetto degli avversari e delle regole.

COMPETIZIONE O RIVALITÀ?

Competizione sana significa condividere la gioia di una vittoria o la frustrazione di una sconfitta, senza abbattersi davanti al fallimento. E’ un concetto che riguarda il gruppo e, implicitamente, richiede condivisione. Al contrario, la rivalità, tra due soggetti o gruppi, implica un coinvolgimento psicologico diverso ed una generalizzazione della posta in gioco: non più l’obiettivo comune, ma l’accaparramento di risorse, di status. Non significa vincere, ma primeggiare, ed è molto diverso.

La competizione chiede confronto e conforto, mentre la rivalità è meramente soggettiva: esiste soltanto nella mente di chi si sente in gara. In questo periodo in cui, inevitabilmente, siete in procinto di valutare corsi per i vostri bambini, pensate anche a questo, all’importanza di fare squadra (ne abbiamo parlato piùù volte nei nostri approfondimenti, in particolare nel MINI-SAGGIO sul team building). Una sana competizione presuppone l’identificazione del ruolo della controparte come una delle componenti della partita. Non si gioca contro ma si gioca con l’avversario, perché è anche grazie a lui che, in definitiva, esprimo il mio potenziale.

SPUNT-ESERCIZIO: Impariamo a fare squadra

E’ molto importante far capire ai bambini che il risultato non è il fine ultimo, ma lo spunto per migliorarsi. Così come l’avversario non deve essere un ostacolo da dover superare, ma un elemento imprescindibile del gioco stesso. Come allenarsi a fare tutto ciò e vivere serenamente la competizione? Prima di tutto, insegnando a fare squadra e a mettere a disposizione degli altri i propri talenti. Possiamo provare ad esempio con una caccia al tesoro, finchè la stagione ce lo consente. Qui trovate le nostre proposte.

Se invece le condizioni atmosferiche non ci consentono di giocare all’aperto, un ottimo esercizio di team building si ottiene con una sessione di action painting o con il disegno del trenino: i più piccoli dovranno realizzare ognuno un vagone, disegnandolo su A4, con la locomotiva per maestra o genitore. Poi allineandosi, formeranno un trenino della creatività. Bello vero? Proviamoci!

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